Non può ferirmi
questo rumore sordo
di tamburo,
luce obliqua
nell’ombra di strumenti.
Si sono aperte
le nuvole.
Indosso il mantello
e vecchie scarpe,
percorrendo viottoli bagnati.
A schiera passano
buoi al giogo,
fragili,
nell’esile fruscio
degli zoccoli.
Aspre grida di folla,
in furenti giri di danza.
Guardo dai vetri
gemme rosse di papaveri,
svestito,
stanco di volare.
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