Pallide lanterne spargono
profumo di gelsomino,
in giardini
lontani nel tempo,
scivolando in calore rassicurante
sotto traballanti portici,
nel flusso della memoria.
Volti di bambole
privi di espressione
trascinano fardelli d’ impotenza,
sguardo fisso e occhi spenti
in ristretti spazi temporali,
sottile tessuto d’ indolenza.
Vorrei stringere
con forza l’ infanzia,
giocare e ridere,
la bocca spalancata
dallo stupore
in espressione di meraviglia,
chiudendo gli occhi,
ritrovando il controllo
in provocazioni
d’ ostili trasparenze.
Nauseato dall’ ingordigia,
vista offuscata
in gambe tremanti,
mischio le carte
in profondi sospiri,
la fronte corrugata,
il respiro rapido, corto, affannato.
Drappeggiato in fertile
giocoso istinto di sollievo,
stringendo cuori affranti
in libero spirito,
navigo a vele spiegate
su mari di tranquillità.
Cavalcando onde
d’ inconsueta docilità,
in sottofondo di mistiche canzoni,
calo le reti in spazi di verità,
mani tese a raccogliere
l’ innocenza ritrovata.
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