Noi “adulti” sappiamo delle complicazioni di un vertice come Cop26, delle sue cerimonie un po’ retoriche e inopportunamente sfavillanti, della difficoltà a chiudere un accordo leggibile, delle contorsioni diplomatiche e politiche.
Sappiamo che esistono coloro che hanno inquinato prima, coloro che inquinano adesso, coloro che inquinano ora come inquinavano allora.
E sappiamo dei paradossi, di inquinatori vecchi e attuali che spiegano ai nuovi inquinatori, in cerca di conquistare ciò che altri hanno già raggiunto, che ora non si deve più inquinare.
Con la medesima arroganza e spocchia che hanno sempre avuto, nell’800 e per tutto il ‘900.
Noi sappiamo.
E sappiamo come è cambiato il clima, sulle nostre vite, sulle nostre vigne, nelle nostre città, sulla nostra pelle.
Noi sappiamo. O forse dovremmo sapere.
Ma in fondo ha ragione quella ragazzina che urla loro #blablabla, con quel tono un po’ sguaiato ma vero, di chi ha la faccia pulita e la coscienza a posto per poter dire che il Re è nudo.
Ha ragione Greta Thunberg, piaccia o non piaccia.
E non è solo una banale questione di biciclette o raccolta differenziata “porta a porta”.
Perché se non si ragiona di un’uscita radicale da un sistema economico di sfruttamento intensivo di ogni forma vivente, se non si supera il modello consumistico, la risposta potrà sempre e solo essere una chiacchiera e una montagna di bugie.
E noi “adulti” le chiacchiere non ce le possiamo permettere.
Non con i giovani e i bambini, né con nessun altro.
Perché sarebbe vergognoso.
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