Sapete qual è l’anno da dimenticare?
Quello in cui abbiamo smesso di credere che qualcosa di straordinario potesse accadere. A noi e solo per noi.
L’anno in cui abbiamo permesso alle delusioni di offuscare la nostra parte migliore, i nostri talenti, quella sana manualità che accompagna i gesti più semplici, l’entusiasmo infantile di fronte ai colori della vita.
L’anno in cui siamo stati sfiorati dall’idea che, ormai, fosse troppo tardi per intraprendere un nuovo progetto, dar vita a un nuovo amore, perdendoci in emozioni da toglierci il fiato.
L’anno da dimenticare è quello in cui ci siamo seduti in un cantuccio affidandoci a un destino pigro e distratto… o quello in cui abbiamo smesso di desiderare, di cimentarci in qualcosa di nuovo.
L’anno da dimenticare è quello in cui, per far piacere a qualcuno, abbiamo smesso di piacere a noi stessi, diventando persone che niente hanno a che vedere con quello che siamo davvero.
L’anno da dimenticare è quello colmo di ubbidienti ‘signorsì’. Gli stessi che, a lungo andare, creano deserti nell’anima o devastanti crateri in eruzione.
L’anno da dimenticare è quello in cui abbiamo dimenticato di esserci. Così come siamo. Nella nostra più completa interezza, nelle nostre meravigliose fragilità, nelle nostre paure e incertezze, nella nostra vulnerabilità. Perché la nostra imperfezione è solo un piccolo punto di vista. E non una svista dell’universo.
*Immagine Pixabay
- Sospese - 4 Maggio 2024
- Henri Lebasque, La cueillette des fleurs - 4 Maggio 2024
- Lo sai già che non ti basta - 4 Maggio 2024