Questo tessuto iraniano mi ha ricordato uno spettacolo di danza al quale ho assistito nel Teatro Nazionale di Teheran nel 2002.
Il titolo era grossomodo “30 uccelli”, dove “30” nella cultura ‘farsi’ sta per “infinito” e dove gli uccelli tutti diversi (metafora dell’uomo) partivano in volo per cercare la bellezza (metafora della libertà).
Dopo aver subito durante il lungo volo tutte le avversità possibili ed immaginabili (fulmini, intemperie, attacchi di rapaci, etc.) gli uccelli stremati chiedono a Dio che cos’è (e dov’è) la bellezza (cioè la libertà) e ricevono questa risposta: la libertà sta nel (ri)cercarla.
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