Se a scuola mi avessero messo in terza fila, la mia vita avrebbe preso direzioni diverse?

di Olivia Gobetti

A scuola, forse perché ero piccolina, o forse perché mi mostravo piuttosto tranquilla e non disturbavo la classe, mi mettevano sempre nel primo banco. Questo significava non riuscire mai a copiare il compito in classe, né riuscire a passarlo ai compagni.

E quando arrivava il momento dell’interrogazione, non avevo la possibilità di nascondermi dietro la testa di quello davanti a me, o di evitare di mostrare il colore delle guance che s’infiammavano d’imbarazzo, ogni volta che avrei voluto evitare figuracce.

Anche nella vita ho continuato, nel tempo, ad avvertire la sensazione di trovarmi nel primo banco. A non copiare, a fare sempre del mio meglio, a superare, comunque, le “interrogazioni” pur non sentendomi preparata ad affrontarle. O ad accettare dalla mia esistenza un brutto voto, senza perdere la volontà di riprovarci per fare meglio la volta successiva.

E solo adesso, mi rendo conto che la paura del “primo banco” è solo quella di non farcela, di palesare la nostra inadeguatezza, o quella di non vivere ciò che vorremmo per il timore inconscio di non esserne all’altezza. Se a scuola mi avessero messo in terza fila, la mia vita avrebbe preso direzioni diverse?

Chissà…

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