Emil Nolde, Marsh Bridge

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Artista singolare, Emil Nolde, il quale, seppur per un breve periodo, si accosta al movimento espressionista Die Brücke.
Nato Emil Hansen, trae il proprio pseudonimo dalla cittadina di Nolde, sita al confine tra Germania e Danimarca, cui l’artista tributa in tal modo un personale omaggio.

Inizia a dipingere piuttosto tardi, precedentemente dedicandosi ad occupazioni relative ad intaglio e fabbricazione di mobili, sviluppando uno stile molto personale incentrato su quelle caratteristiche emozionali di cui si rivelerà uno degli interpreti più genuini.

Lo stesso carattere, tendenzialmente solitario e distaccato, influisce fortemente su una vena artistica eterea, a tratti onirica, tanto che le sue opere appaiono sovente pervase da visioni definite magiche, connotate dai cromatismi forti ed intensi dell’Espressionismo.

Il suo obiettivo principale, dichiarato, è quello di afferrare quanto risiedente nel cuore delle cose, e trasformare la natura infondendovi il proprio pensiero e spirito, per questo si dedica a paesaggi e scene bibliche, che non rinuncia a descrivere attraverso un irrinunciabile misticismo, ma risulta più conosciuto ed apprezzato per vedute di giardini e raffigurazioni floreali.

‘Nella mia arte uso tutti i mezzi che ho a disposizione per ottenere l’effetto che desidero. Desidero veramente che l’opera mia esca dalla materia, come nella natura la pianta cresce dal terreno che le è adatto’.

Una visione, se non propriamente anticonformista, netta e precisa rispetto allo scopo da conseguire, che l’artista afferma e conferma in un’arte istintiva che non scende a compromessi.

E non importa quanto il tema del dipinto possa, eventualmente, apparire ordinario: ciò che conta è lo spirito infuso in esso, connesso ad una prode mentalità lungi dall’essere sentimentale, al contrario manifestata attraverso una irrinunciabile naturalezza.

Quel desiderio di rappresentazione che Nolde considera continuo e quotidiano alla stregua di respirare, senza la costrizione di una stringente etichetta, perennemente in bilico tra impressionismo ed espressionismo, ma senza che questo si riveli un problema, per converso sfruttando l’agognata libertà di un’arte senza vincoli.

Il ponte protagonista del dipinto di Nolde non è un semplice oggetto, ma assurge a raffigurazione di non diplomatica creatività: un’indagine a tratti violenta, nella sua stesura, secondo un effetto vagamente deformato ma straordinariamente primordiale.

Il fascino ancestrale di un’idea destinata a perpetuarsi, libera dal fornire spiegazioni.
Nolde trascorrerà tutta la propria esistenza in Germania, nonostante un iniziale avvicinamento al nazionalismo hitleriano, in seguito abbandonato, tuttavia sufficiente per essere guardato con diffidenza da molti, anche a distanza di parecchi anni; è del 2019 la notizia per cui la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha provveduto a far rimuovere dal suo ufficio Brecher e Blumengarten, in quanto ‘indegni di essere ospitati dall’ufficio del capo di governo di una nazione democratica’.

Un gesto che ha suscitato qualche perplessità, sia per il contrasto con la libera espressione dell’arte – i due quadri rappresentano paesaggi – sia perché lo stesso Nolde fu effettivamente considerato dai Nazisti come minaccia alla società, è diffidato dal dedicarsi a qualunque forma d’arte.

Ordine, peraltro, disatteso dall’autore per tutta la sua esistenza…

Emil Nolde (1867-1956), Marsh Bridge, 1910, olio su tela, 73×89.5 cm., Thyssen Bornemisza Museum – Madrid
Immagine: web

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