“Nata per te”, un film che racconta una storia vera, e unica

DI GIOVANNI BOGANI

Una bambina che ha la sindrome di Down. E che, appena nata, è stata abbandonata in ospedale. Un quarantenne single, da sempre impegnato con bambini affetti dalla sindrome di Down, e con un forte desiderio di paternità. Sembrerebbe una scelta “naturale” affidargli la vita e la felicità di quella bimba. Ma si rivela una cosa molto difficile.

E’ in questi giorni nelle sale italiane “Nata per te”, un film che racconta una storia vera, e unica: quella del primo uomo single che è riuscito ad adottare una bambina in Italia.

Luca Trapanese è assessore alle politiche sociali del comune di Napoli: nel 2018, dopo averla avuta in affidamento temporaneo, ha potuto adottare la piccola Alba, bimba down non riconosciuta dalla madre.

È il primo genitore single di una bambina adottata in Italia. Ha condiviso la sua storia sui social e in un libro, scritto insieme a Luca Mercadante e edito da Einaudi, “Nata per te”. Che adesso diviene un film, prodotto da Cattleya, distribuito da Vision.

Diretto da Luca Mollo, “Nata per te” vede protagonista Pierluigi Gigante nel ruolo di Luca Trapanese. Barbora Bobulova è un giudice del tribunale minorile, Teresa Saponangelo l’avvocata che combatte al fianco di Trapanese. Iaia Forte la madre che abbandona Alba in ospedale.

Tanti i temi che il film tocca: il dibattito sulle adozioni per persone single, le discriminazioni fra bambini “normali” e bambini disabili, fra eterosessuali e gay.

Perché Luca Trapanese – che da molti anni lavora con bambini e ragazzi disabili, in particolare con bambini Down – è omosessuale. Lo raggiungiamo al telefono: ha appena presentato, a Napoli, il suo nuovo libro, “Non chiedermi chi sono”, edito da Salani. Vicino a lui Alba, che chiede di ascoltare la colonna sonora di un film Disney.

Luca, che effetto fa un film sulla propria storia?
“E’ strano: non sono ancora morto! Non mi sento un personaggio ‘famoso’: se ho fatto diventare pubblica la storia mia e di Alba, è perché possa servire ad altri. Dalla nostra storia può nascere un cambiamento: ma io certo non pensavo a creare un ‘caso’. Ho amato molto il film: Fabio ha una grande delicatezza, ha fatto insieme un film intimo e politico. Perché vuole raccontare la verità. E la vera politica è dire la verità”.

Nascere Down in questa società è ancora un problema?
“Sì, e non per colpa solamente di questo governo: anche chi lo ha preceduto ha fatto pochissimo. La disabilità è stata sempre vissuta come un problema. Lo Stato ti dice: ti assicuro la logopedia, un sostegno psicomotorio, ma poi non mi rompere le scatole. Non si è mai lavorato davvero all’integrazione. Eppure, le aziende che hanno impiegato ragazzi disabili hanno visto risultati molto positivi”.

Lei è omosessuale, cattolico, ha frequentato il seminario per quasi tre anni. È stato in qualche modo difficile vivere la sua diversità?
“Ho avuto molta fortuna. I miei genitori mi hanno detto: ‘A noi non interessa, basta che tu sia felice’. E quando ho detto al mio parroco: ‘Io sono gay’, lui mi ha detto: tu sei figlio di Dio, ognuno è perfetto così com’è. Quando ho detto la stessa cosa al cardinale Crescenzio Sepe, mi ha risposto: ‘E a me che me ne importa?’, e mi ha affidato progetti importanti. Se l’Italia fosse fatta tutta di persone così aperte, saremmo tutti più sereni. Ci sarebbe meno discriminazione, meno diffidenza, e meno violenza”.

Alba adesso ha sei anni. Come sta?
“E’ una bambina meravigliosa, ma anche molto faticosa. Non parla ancora correttamente ma sa benissimo che cosa vuole, e si irrita quando non la capisco. Non sono sereno sempre e comunque, non sempre so che cosa fare. Il libretto di istruzioni non ce l’ho, come non ce l’ha nessuno. Ma la mattina ti svegli con i suoi baci, ed è meraviglioso”.

Che cosa manca, che cosa è più urgente fare nella legislazione italiana in tema di adozioni?
“Semplice: riconoscere la convivenza. Al momento il mio compagno non ha diritti: se io morissi domani, lui non potrebbe accudire Alba. Ma anche se ci lasciassimo domani, io potrei decidere che lui – che per cinque anni è stato vicino ad Alba insieme a me – non la veda più per niente. Ed è un problema che non riguarda solo me, ma una enorme fetta della società”.

Immagine tratta dal web

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