Armonia ed equilibrio: affettività

DI PINA COLITTA

Affettività, una parola che mi piace molto… E presuppone armonia ed equilibrio.
Infatti armonia ed equilibrio, tra l’essere buono e l’essere felice, dovrebbero essere garanzia di equilibrio nel gestire emozioni negative e positive, nell’essere amorevole e aperto verso l’altro senza attivare diffidenza e non fiducia…

E non solo, anche il coraggio, l’amicizia e la compassione, uniti all’esempio dei saggi anziani, permettono all’uomo di evitare l’ingiustizia, vera ragione di ogni atteggiamento scontroso e diffidente che potrebbe sfociare nelle violenze comportamentali e caratteriali.

Sono tutti concetti presi in prestito dalla filosofia che si occupa, attraverso questi grandi filosofi, di politica e di gestione di “relazioni” e dunque non c’è da meravigliarsi se Machiavelli nel
“principe” si esprime sull’uomo inaffidabile in questi termini:

“l’uomo è ingrato, mutevole e falso, quindi inaffidabile per natura.”

La violenza non è soltanto fisica e perpetrata dal più forte… La violenza è anche non cura, non attenzione, non fiducia, non considerazione dell’altro che, invece, sin dai suoi primi anni di vita ha bisogno di quella cura, di quella attenzione, di quella fiducia.

Rousseau ad esempio nel suo “Patto sociale” dice che solo rinunciando ad un pezzo della propria libertà, con un atto di volontà possiamo avere maggiore sicurezza rispetto alla protezione dalla violenza.” Parole significative che insieme a quelle del grande Shakespeare nel “Mercante di Venezia” ci fanno intendere che solo “la

tolleranza, la generosità e la carità sono da ostacolo alla violenza.”

Ogni azione, emozione pensiero o azione dannoso per sé o per gli altri, fatto coscientemente, involontariamente o per spinta inconscia, che si ascrive a non attenzione, a superficiale ascolto, a non credibilità può essere anche violenza verso i sentimenti altrui!

La strada per costruire una personalità educata all’affettività è certamente quella della consapevolezza, per non cadere nella inaccettabile convinzione che l’essere distaccati e poco empatici sia solo un fatto occasionale, legato ad alcuni stereotipi sociali, o caratteriali; per superare anche la falsa convinzione che in una qualsiasi relazione in cui esiste la disattenzione, la superficialità sia solo dovuto ad un retaggio culturale ed educativo sbagliato.

Ognuno di noi può educarsi all’affettività e alla cura verso l’altro…
Mettere se stessi al centro del mondo, insieme ai propri interessi, alle proprie esperienze personali ed esigenze, certamente non aiuta al cambiamento.

L’altro è sempre altro, sempre fuori da ciò che noi decidiamo di vedere e percepire come parte del nostro esistere…

Eppure si sottovaluta che, invece, ogni azione, emozione pensiero o azione dannosa per sé o per gli altri, fatta coscientemente, involontariamente o per spinta inconscia, è sempre e solo violenza emotiva!

Tutti gli atteggiamenti ed emozioni o comportamenti che provocano un disagio nell’altro sono sempre un vuoto, una mancanza, una perdita di contatto con il senso e con l’identità.

Una identità contaminata da emozioni negative di chi ci sta vicino è un’identità che si distrugge e non si costruisce e denota sempre una mancanza di ascolto ed introspezione.

Insomma fede cieca, pigrizia mentale e spirituale, incapacità di distinguere l’essenziale dal secondario. Forse per alcuni distrarsi è un’arte!

“Si racconta che un giorno San Tommaso d’Aquino fu invitato a colazione da re Luigi il Santo, ed era, il filosofo cristiano, talmente assorto nei suoi pensieri angelici, che, senza dire parola, distrattamente, divorò dinanzi agli occhi dei commensali stupefatti un gran pesce che doveva servire per l’intera tavolata. Arrivato alla lisca, si accorse dei presenti e con espressione pudibonda, quasi a chiedere perdono e a ratificare la situazione, esclamò: “Consumatum est!”.

Immagine tratta dal web

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