Bolle di sapone

DI MARINA AGOSTINACCHIO

Provate a trasformare uno spazio della vostra casa in un luogo di racconto e di impegno civico, in un pomeriggio di quasi inverno, un pomeriggio di dicembre in cui avreste potuto uscire, lasciarvi alle spalle la settimana più o meno faticosa.
E per fare cosa, poi?
Da due mesi pensavo all’ incontro di sabato 9 di dicembre; l’ ho costruito con l’ apporto di amiche che di tanto in tanto scrivono per il blog “Il cielo in una stanza”.

In particolare avevo pensato al contributo di quelle voci femminili che hanno scritto di diritti traditi.
Alle 16.30 la casa ha cominciato a riempirsi di amiche, scelte secondo criteri di interessi per la salvaguardia della libertà e del rispetto di noi donne.
Volti conosciuti, volti nuovi, hanno preso posto nello studio dell’ appartamento.
Eravamo ventisei donne quel pomeriggio, sedute tra sedie, sgabelli, poltroncine, ventisei donne pronte al racconto di vite, esperienze attraversate; alcune conosciute, altre di cui avevo letto le storie, o sentito anche solo la voce per telefono.

La prima testimonianza è stata quella di Ilaria, assente però per motivi famigliari. Il suo scritto si intitolava: ” Il diritto di essere sé stesse: quando le bolle di sapone, fatte nel nostro Paese, erano meravigliose…”
Leggeva il suo racconto Giulia, una giovane insegnante di scuola superiore.
Il testo parlava di emigrate e di tutto ciò che comporta lasciare persone, luoghi fisici, voci, affetti.
Il discorso si allargava ad altri interventi sul tema per poi dare il cambio al tema della violenza.
La cosa straordinaria di quel pomeriggio è stata come naturalmente i discorsi si aprissero ad altri e sempre per merito di quelle donne venute a convegno.

Emigrazioni di donne, violenza sulle donne, adozioni difficili, mamme arcobaleno, diritto alla prevenzione gratuita al seno dai quarant’ anni, mamme no pfas e diritto alla salute.
Ognuna parlava, interagiva, ascoltava, sosteneva con lo sguardo, si immedesimava nella vicenda narrata…
Forse un pomeriggio così nel racconto di chi ha vissuto l’ esperienza della condivisione potrà sembrare banale o inutile.

Qualcosa però è successo quel pomeriggio: una sensazione e una convinzione che non ci si salva da sole e che le parole si alzano e si legano proprio come le bolle di sapone dello scritto di Ilaria.

©® Copyright le foto contenute in questo articolo sono state scattate da Marina Agostinacchio

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