Carlo Vanoni, i cani di Raffaello

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

‘Non farlo Raffaello. Non farlo. Metti giù quella pistola’.
Una voce, dei passi, e l’Inferno che si stava materializzando improvvisamente comincia a svanire in uno scolorito Purgatorio.

Chi sta parlando? Non sembra nemmeno sia reale…la coscienza di Raffaello che si risveglia e lo ammonisce. Eppure no. Quelle parole, quel suono che lui riconosce ancora prima di voltarsi.

Un attimo prima di vedere Beatrice. Non è Beatrice: è Rosaria, ma potrebbe essere Beatrice, pronta a prenderlo per mano strappandolo agli inferi e conducendolo in Paradiso.
Eppure Rosaria non dovrebbe essere lì: l’ha chiamata avvisandola che non sarebbe rientrerà, quindi non sa nulla.

E invece Rosaria sa, e il motivo per cui sa è quel sesto senso, quell’intuito particolare femminile che consente alle donne di capire immediatamente, a volte anche prima. Prima dell’irreparabile, prima che se ne renda conto lo stesso carnefice.

E poi perché non dovrebbe farlo? Li ha sotto tiro quei cani, i cani di Raffaello: cani che non hanno esitato a massacrare Matteo, un ragazzo che ora sta lottando per la sua vita in una sala di rianimazione solo perché omosessuale.

Un futile litigio per un parcheggio, loro che identificano la coppia diversa, il violento pestaggio. Perché? Non c’è risposta, e non dovrebbe esserci nemmeno la domanda, poiché già quest’ultima implica un fatto che non dovrebbe esistere.
Ma non si può riavvolgere il nastro e far finta di nulla: li ha identificati, braccati, presi e incatenati, e adesso finalmente può fare giustizia. Il problema è che c’è differenza tra fare giustizia e giustiziare.

Non farlo Raffaello. Perché no? Perché Raffaello non è un delinquente. E Rosaria lo sa, ma la cosa più incredibile è che lo sa ancora prima di Raffaello. Se non fosse arrivata, avrebbe sparato? Sì…forse. E allora perché non gli ha sparato subito dopo averli catturati? Tre colpi in testa, un’esecuzione, tutto finito. E invece no.

Raffaello indugia da giorni, ma non si è ancora deciso. E nonostante li abbia resi inoffensivi, bloccati, incatenati, non li tortura.
Non è Un borghese piccolo piccolo, di Vincenzo Cerami, non è il racconto del Canaro: è la storia di Raffaello, un anonimo insegnante di arte improvvisamente trasformato in potenziale carnefice.

‘Ma come vi ha ridotti?’, è Rosaria che parla, di fronte a quei tre individui arrabbiati ma non incattiviti, stremati ma non dalla violenza. Dalla cultura. Dalla bellezza. Dall’arte e con l’arte. Sono giorni che Raffaello li bombarda di quella bellezza e cultura che la loro mente rifiuta.

Quella bellezza che lui scorge anche nel portamento della dottoressa Jeanne de Couteaux, anche lei portatrice di salvezza, sia perché assiste Matteo sia perché esce con Giulio rappresentando qualcosa di totalmente nuovo nella sua vita: amore, onestà, fedeltà.

È il paradosso si rivela ed emerge in ogni forma possibile e inaspettata: Raffaello, che vuole vendicarsi dei cani, non è il vero padre di Matteo; Matteo è figlio di Giulio e Rosaria, la stessa Rosaria che salva Raffaello impedendogli di uccidere il carnefice del proprio figlio, sua attuale compagna, ancora prima ex compagna di Giulio, suo amico e padre di Matteo.

Giulio e Rosaria non vogliono né uccidere né infierire, e forse al momento non desiderano nemmeno capire. Il loro intento è salvare: Raffaello, il cui credo di bellezza è ottenebrato dalla sete di vendetta, Matteo che sta cercando di mantenere una promessa alla vita, i cani, ai quali nessuno ha mai indicato la via della bellezza.

E prima di ucciderli, Raffaello racconta. La vita di Ross Laycock e Félix González-Torres, la loro urgenza, il loro amore, e quanto fino ad allora hanno ignorato – Romanticismo, Impressionismo, Astrattismo…tutto il resto – ubriacandoli di cultura, stordendoli di bellezza, senza sapere se per loro siano meglio cinque o dieci anni di carcere o cinque o dieci anni di storia dell’arte.

E poi il David, di Michelangelo, che si materializza in quel momento di concentrazione preordinato allo scopo: prima di lanciare il sasso, prima di tirare il grilletto. Consapevole, ma non abbastanza veloce da ignorare quella voce: ‘Non farlo Raffaello ‘, e ancora l’intervento di Rosaria che rimette tutto in discussione.

E gli spiega dignitosamente cosa hanno fatto, con la dignità che solo la madre di un figlio massacrato può mantenere davanti ai suoi carnefici, Natura disperata davanti alle miserie di dèi e mortali.
Il clic di un grilletto che fallisce, il clic di un otturatore che si chiude fermando un istante, un epilogo.

La dissolvenza in nero di una-fine non fine, in cui trionfa la pietà che si accorda con l’amore.
Come i due orologi di Félix e Ross, per sempre sincronizzati…

Immagine tratta dal web

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