Che cos’è un bacio al cinema?

DI GIOVANNI BOGANI

Ciak, ci si bacia. Che cosa è un bacio? E che cosa è un bacio, al cinema? Viene in mente l’ultima sequenza di “Nuovo cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore, quella in cui compaiono, montati insieme, tutti i baci sullo schermo che il prete del paese, don Adelfio, aveva fatto tagliare dalle pellicole.

Li vedi, uno dopo l’altro, quei baci. E capisci che è nel bacio l’essenza stessa del cinema. Niente come i baci riassume la forza, la passione, la vibrante intensità di un film.

Qual è il vostro primo bacio? Lo ricordate? No, non il primo bacio nella vita. Il primo che avete visto sullo schermo.

Era quello fra i due cagnolini, complice uno spaghetto, di “Lilli e il vagabondo”, o quello di Jack e Rose sottocoperta del “Titanic”? O Bogart e la Bergman in “Casablanca”? La Bergman, ancora, e Cary Grant in “Notorious”? Cary Grant ed Eve Marie Saint in “Intrigo internazionale”, Cary Grant e Grace Kelly in “Caccia al ladro”?E quante donne ha baciato sullo schermo Cary Grant?

Il cinema non ha inventato i baci. Ma ha contribuito a renderli più visibili. Li ha resi “cinegetici”. Nella vita, se diamo un bacio, e magari apriamo gli occhi, magari vediamo un pezzetto di naso, un ciuffo di capelli, un pezzetto di parete.

Al cinema, un bacio è quasi sempre un quadro perfetto, la figura dell’intimità.

Li ricordiamo, i baci sullo schermo. Sono importanti, i baci sullo schermo. E perché? Perché i film, da sempre, parlano di passione. Gli americani dicono “boy meets girl”, e tanto basta.

Tutto il resto è un contorno. Il pubblico e i critici fanno poi finta che si tratti di tutt’altro. Ma al fondo, c’è quasi sempre una storia d’amore.

E poi, i baci sono veri. Sappiamo tutti che quello che succede sullo schermo è, in gran parte, falso. La strada della metropoli è un fondale nel parcheggio degli studios. Il cowboy è una controfigura.

Le pallottole sono a salva. Ma l’uomo e la donna si sono baciati davvero. Magari si odiano, magari detestano l’alito l’uno dell’altra. Ma il bacio fra di loro è verità. In quel momento, sono stati vicini, tanto vicini da diventare quasi una cosa sola.

E poi… no, poi magari non si sono baciati davvero. Magari hanno messo il pollice davanti alle labbra del partner, e hanno baciato quello.

Però, è innegabile che in quei baci troviamo i momenti topici dei film, quelli in cui le parole non bastano, quelli in cui la tensione, la carica accumulata in tutto il resto del film si sblocca, si scioglie, esplode.

Quando l’emozione fra due personaggi richiede un’altra forma di comunicazione, le parole non bastano.

E del resto, non è un caso che il primo bacio nel cinema arrivi prestissimo. È il 1896, i Lumière hanno appena tenuto, a fine 1895, la prima proiezione pubblica della loro rivoluzionaria macchina, al Salon Indien del Grand Café in boulevard des Capucines.

E dall’altra parte dell’oceano, in America, Edison filma in 47 secondi di “Kiss”. Un bacio, puro e semplice. Con i due attori che non sanno bene come mettersi di fronte alla cinepresa. In Italia, sarà l’operatore Luca Comerio – il primo reporter cinematografico italiano – a filmare “Il bacio”.

Protagonista, lui stesso con sua moglie, Ines Negri. Più di cento anni fa. Loro due, giovani, innamorati, intimi.

Il resto, saranno centinaia, migliaia di baci. Il primo bacio omosessuale forse nel 1930, in “Morocco” di Von Sternberg, dove Marlene Dietrich, in smoking e cappello a cilindro, bacia una donna e canta “Quand l’amour meurt”, quando l’amore muore.

Il primo bacio interrazziale dovrà aspettare il 1957: il film è “Island in the Sun”. I cinematografi degli Stati Uniti del sud boicotteranno quel film.

Ci sono anche i baci negati. Come quelli che il protagonista pakistano di “Kapoor & Sons”, Fawad Khan, si è rifiutato di dare alla protagonista Alia Bhatt, per non violare il proprio voto di castità.

O come quelli che Denzel Washington non ha voluto dare a Julia Roberts nel film “Il rapporto Pelican”, per un motivo non morale, ma politico: “Il mio pubblico sono le donne di colore, e non so come reagirebbero a vedermi baciare una donna bianca”.

E i baci più belli? Ognuno ha il suo. Potrebbe essere anche un bacio minuscolo, quasi impercettibile. Come quello che arriva alla fine di “Lost in Translation”: Bill Murray e Scarlett Johansson si lasciano, dopo aver vissuto giorni di amicizia a Tokyo, ognuno perso nel proprio smarrimento, nelle proprie incertezze, nelle proprie sconfitte.

E Bill Murray le sussurra qualcosa all’orecchio, qualcosa che non sentiamo, ma non importa, non importa affatto che cosa le dice. Si guardano, e poi la bacia, lieve, prima di staccarsi da lei, e andare via, per sempre.

Oppure, potremmo pensare al bacio più anomalo, quello a testa in giù di “Spider Man”: sotto la pioggia scrosciante, Spider Man appare a Kirsten Dunst, la vicina di casa, amica del cuore, inconsapevole dell’identità del supereroe, a testa in giù, mobile e snodato. E i due si baciano.

Rhett Butler, con la faccia da impunito di Clark Gable, bacia Rossella O’Hara sullo sfondo dell’incendio di Atlanta in “Via col vento”.

È intriso di pioggia invece il bacio fra la Bergman e Bogart in “Casablanca”: lei gli rivela di amarlo da sempre, ma il loro amore vive sotto una cattiva stella. Fra poco, i due saranno separati dal destino – o dal nobile sacrificio di lui. Si baciano sotto la pioggia anche Audrey Hepburn e George Peppard in “Colazione da Tiffany”.

Baci, baci, baci. Che cos’è un bacio? Un apostrofo rosa tra le parole C’inema.

***Le immagini presenti nell’articolo sono tratte dal web

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