In parole povere, grazie al sistema Gateway (che non richiede l’installazione di una nuova app da parte degli utenti) dal 17 ottobre, una volta all’estero, gli utenti che avranno installato l’applicazione nazionale di contact tracing sul proprio smartphone, riceveranno segnalazioni in caso di contatti con persone positive al Covid.
All’interno dell’Unione Europea sono 18 i Paesi che hanno già adottato un’applicazione o stanno per farlo: Austria, Belgio, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Olanda, Spagna, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca. E ad averla scaricata, in media, è il 10% della popolazione. Ancora pochi per Bruxelles, che garantisce la protezione dei dati personali e ricorda l’importanza di questo strumento tecnologico per il controllo della diffusione del virus.
In Italia, 6,6 milioni di persone (circa il 17%, esclusi i minori di 14 anni) hanno eseguito il download di Immuni.
Il Covid ha reso evidente la necessità di una maggiore cooperazione a livelo europeo in ambito sanitario. La risposta a inizio pandemia è stata frammentata, a causa della mancanza di un coordinamento tra i 27. In questo contesto si inserisce la proposta della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di organizzare, nell’ambito della presidenza italiana del G20 (dall’1 dicembre 2020 al 30 novembre 2021), un vertice globale sulla salute.
Torna quindi l’idea di una “Europa della salute”, sperando che quest’esperienza serva da lezione all’Ue, per farsi trovare preparata in futuro di fronte a scenari simili
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