D’inverno si vedono pochi incendi (poesia fuori stagione)

di Andrea Melis 

D’inverno si vedono pochi incendi.
Ma è quando piove che bisogna pensare alla siccità.
E’ quando la terra è verde, che bisogna ricordarsi di adoperarsi perché l’inferno non raggiunga il paradiso.

Per questo una poesia fuori stagione.

Il fuoco cade dalla mano dell’uomo
E poi cammina svelto sulle gambe del vento
Ha una sua statura,
il fuoco,
che raggiunge le chiome degli alberi
e fa loro sanguinare acqua, resina, linfa vitale
striscia sulla terra
divora foglie e sottobosco
arroventa le radici
e alita minacce di morte
verso gli alberi che attendono immobili il loro destino
soldati disarmati sulla linea del fuoco
e senza tregua
salta di ramo in ramo
arde nuove vittime
prima ancora di raggiungerle
manda in ebollizione i succhi dentro ai tronchi
e fa esplodere gli alberi come bombe
corre a trecento metri al minuto
un incendio
supera un maiale che corre,
un pollo, una gallina,
alita sul collo di un uomo che fugge,
vola più svelto delle api e dei calabroni
con le sue ali accecanti
supera in salvezza
il ronzio di una vespa,
il librarsi di una mosca, di una falena.
Corre più veloce di tutti i colori
al mondo
il fuoco
fa cenere dei fiori
riduce in carbone i frutti
inchiostra il cielo
si alza in nuvola nera
toglie ossigeno e respiro
oscura il sole
e lascia dietro di sé
solo morte e schianti
rumori sinistri, scintille e crepitare
come mantello di satana
il fuoco prende per sé tutta la luce e il calore
e lascia dietro notte cosmica
assoluta
Non c’è altro posto nell’universo
Che abbia ossigeno abbastanza
per seminare l’aria di terrore,
è un flagello tutto umano il fuoco
da Prometeo a Nerone
dalla fiamma olimpica
alla bocca di un cannone
più piccoli sono gli uomini
e più si illudono di poter domare
una scintilla nella paglia
ma per ogni minuto che passa
raddoppia di dimensione
il fuoco
e finché c’è natura, aria e vita
il triangolo del diavolo
continuerà a rotolare
e pungerà in ogni dove.
A mille gradi
Brucia la fiamma di una singola candela
Fate voi il calcolo
di quanto inferno abbia trovato posto
In venticinque mila ettari di bosco
Quattro litri di benzina
Esplodono come 30 barili di dinamite,
un metro quadrato di fuoco
basta a bruciare gli occhi per sempre
e ad appassire i polmoni a un uomo
a cinquecento gradi
fonde l’acciaio
e quello che gli uomini non sanno
è che gli incendi sopra i monti corrono più veloci in salita
che in discesa,
maggiore è la pendenza
più veloce è il fuoco
così più infimo sarà il cuore da cui parte l’inferno
e meno tempo
si avrà dal cielo per inseguirlo.
Il fuoco lascia molto tempo
Solo alla maledizione e allo spavento
Pianti e piogge
Decenni di notti insonni
Preghiere e schiene al vento
Sudore e zaini in spalla
prima che la terra restituisca una farfalla.

(Andrea Melis Parolaio)

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