Costruirò senza pietra né calce
la cella del silenzio, del distacco,
dalla vita che ieri fu la mia
e che contemplo mentre m’abbandona,
come la goccia che svapora al sole
e per un solo lungo istante trema.
Gelosi son gli dei, verso gl’incauti,
che non nascondono la loro gioia.
Traboccava il mio cuore, scordai
ogni prudenza e fui sorda e cieca
per questo adesso mi devo svuotare.
Andrò sgombrando ricordi e pensieri,
taglierò i rami a questa fantasia
i cui frutti sono more di rovo
circondate d’arcuate, lunghe spine.
Nell’azzurro del cielo, nella notte,
nel pulsare di stelle remote,
costruirò la cella del silenzio;
a mani nude, con i piedi nudi,
farò una casa per il mio dolore:
stenderò muschi perché infine possa
riposare.
©® Copyright foto di Ornella Succo
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