Esperti artigiani

DI DANTE IAGROSSI

L’abbandono del quadrupedismo e la conquista della stazione eretta sono stati momenti fondamentali, anzi decisivi, nell’evoluzione e nella storia umana.

Hanno reso possibile, insieme alle relative acquisizioni scientifiche pratiche, la costruzione e l’uso di un numero enorme di oggetti e strumenti, in altre parole hanno consentito lo sviluppo della tecnologia.

Ma non siamo certamente gli unici a ad adoperare strumenti. In forme diverse, di certo più semplici, anche tante altre specie lo fanno dagli insetti ai crostacei, dai ragni ai pesci, dagli uccelli ai mammiferi.

Da notare però che la percentuale di “artigiani” animali rispetto al numero totale di specie conosciute è assai bassa, inferiore all’uno per cento. Alcuni esempi.
Le formiche tessitrici “adoperano” le larve, che producono seta collosa, per unire le foglie che formano i loro nidi. Invece i polpi raccolgono gusci di noci di cocco e vi si nascondono.

Inoltre è assodato da tempo che gli scimpanzé, tolte le foglie da rametti, ne ricavano bastoncini da infilare nei termitai per prendere termiti di cui si nutrono, dopo averli appuntiti.

In particolare, gli scimpanzé di Fongoli adoperano bastoncini affilati come lance, per infilzare gigalgidi ed altri piccoli mammiferi nelle loro tane. Altre specie usano anche sassi abbastanza grandi, battuti con forza, sui gusci duri delle noci, poste su base adatta; le lontre di mare lo fanno sui gusci dei molluschi, trattenuti con le zampe sulla pancia.

Qualche anno fa alcuni ricercatori in Brasile hanno osservato in un parco nazionale scimmie cappuccine barbute che usano pietre come martelli per scheggiarne altre, forse allo scopo di estrarne Silicio o licheni. Finora non si è però ancora visto un loro uso per tagli, come gli ominidi della età della pietra.

Un’ altra sorprendente scoperta recente: prima di attraversare un corso d’acqua, preso un ramo abbastanza lungo e diritto, lo immergono in acqua, per sondare se la profondità è superiore alla loro altezza.

Gli aironi dal dorso verde usano ramoscelli e, tenendoli stretti tra le zampe, li accorciano. Poi li immergono in acqua come esca, a cui per curiosità si avvicinano pesci: allora si immergono subito per agguantarli.

Gli aironi giapponesi sono ancora più astuti. In corsi d’acqua in cui si buttano pezzetti di pane, ne adocchiano uno e controllano se vi si avvicina un pesce: se questo succede, vi si lanciano subito per prenderlo. E non basta…Se il pezzetto è trascinato via dalla corrente, lo riportano dove stava prima, per ricominciare la pesca!

Il capovaccaio non è in grado col becco di rompere il durissimo guscio dell’uovo di struzzo, per cui presa una pietra, la lascia cadere da un’altezza adeguata per frantumarlo.

Persino i corvi della Nuova Caledonia sono capaci di defogliare rametti e smussarne un’estremità per prendere insetti e larve. Quanto agli elefanti, utilizzano rami caduti per scacciare le mosche.

In molti casi questi fatti succedono in cattività, forse perché gli animali, protetti e accuditi dai ricercatori, hanno più tempo a disposizione e meno pericoli di attacchi. Si tratta comunque di comportamenti appresi e condivisi dagli altri del gruppo, arricchendone così le culture specifiche.

Gli animali non risolvono così soltanto certi problemi legati alla sopravvivenza, ma si dimostrano anche capaci di pianificare azioni future. Sia ad oranghi, scimpanzé, che a corvi è stato insegnato in una stanza l’uso di un particolare strumento per ottenere una ricompensa.

Portati fuori, tra i vari strumenti mostrati, hanno scelto proprio quello giusto, per poterlo poi usare ancora. Inoltre hanno mostrato una forza e una presa adeguate per un suo uso efficace.

Testo di riferimento: “Animali come noi” (Isabella Lattes Coifmann)

Foto tratta da Pixabay

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