Film da vedere (o rivedere): ‘Finché c’è guerra c’è speranza’ di e con Alberto Sordi

di Luca Biscontini

Finché c’è guerra c’è speranza è un film del 1974 diretto e interpretato da Alberto Sordi. Scritto e sceneggiato da Alberto Sordi, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, con la fotografia di Sergio D’Offizi, il montaggio di Ruggero Mastroianni, le scenografie di Arrigo Breschi e le musiche di Piero Piccioni, Finché c’è guerra c’è speranza è interpretato da Alberto Sordi, Silvia Monti, Alessandro Cutolo, Matilde Costa Giuffrida, Edoardo Faieta, Mauro Firmani, Eliana De Santis.

Le riprese si tennero interamente nel francofono Senegal, il che è deducibile dalle insegne dell’elicottero e dal supporto dalla compagnia aerea Air Afrique, che all’epoca collegava tutte le ex colonie francesi del continente africano. Il personaggio del Ministro della Guerra dello stato africano, nel primo colloquio, si rivolge al protagonista in lingua bambara.

Le scene di guerriglia e dei bombardamenti aerei sono principalmente filmati di repertorio dell’impiego di napalm nella guerra in Vietnam. Il tema principale O rugido do Leao di Piero Piccioni, fu in seguito il tema musicale della sigla del programma Rai 2 Storia di un italiano, narrazione della storia del Novecento italiano attraverso i film di Alberto Sordi.

Trama
Pietro Chiocca vendeva pompe idrauliche e guadagnava bene. Ora vende armi ai Paesi del Terzo Mondo, e guadagna ancora di più, con affari sempre più loschi. Quando viene pubblicamente definito “mercante di morte”, sarebbe disposto a tornare ad un’attività onesta, ma la famiglia non è d’accordo.

A dispetto della vulgata, per cui Alberto Sordi è stato colui che meglio di tutti ha interpretato l’italiano medio e i suoi vizi, Finché c’è guerra c’è speranza dimostra, al contrario, quanto l’attore-regista abbia, invece, anche dato corpo anche a personaggi non convenzionali, costruendo un discorso critico non banale e tagliente. È un Sordi politico, questo, che non risparmia stoccate allo stile di vita occidentale, tutto teso verso il consumismo e il godimento a oltranza, incurante dei danni che un tale edonismo inevitabilmente comporta. Coadiuvato nella sceneggiatura dai veterani Benvenuti e De Bernardi (e non da Sonego, stavolta), Sordi vola in Africa, mostrando l’altra faccia della luna. Un mondo ancora economicamente sottosviluppato che, anziché tentare di risollevare la propria condizione, intrattiene sciaguratamente conflitti di ogni genere, andando a rimpinguare le tasche dei cinici venditori di armi. Tutto ciò per garantire un sempre più alto tenore di vita all’ottusa borghesia europea, pingue e miope, tra vacanze in località alla moda e residenze di lusso.

Pietro Chiocca è un personaggio tratteggiato efficacemente, un uomo che, nonostante tutto, vuole solo il bene della propria famiglia (la miopia, per l’appunto), finché, per fortuna, un evento inaspettato crea un cortocircuito che lo costringe a fare una feroce critica, a se stesso e a moglie e figli. Vendere morte e distruzione per trasferirsi da un appartamento al centro di Milano a una villa situata in un lussuoso centro residenziale, dotato di piscina e maneggio, è una miseria etica che non può non generare indignazione. Ma sono proprio gli apparentemente innocui cittadini del mondo civilizzato a innescare la spirale di ignobile sfruttamento.

Sordi, come al solito, conserva, nonostante il tema centrale del film, una quota minima di comicità, ma molto al di sotto dei suoi standard. Al massimo, in alcuni passaggi, si sorride, niente di più. Il più delle volte si prende atto di una realtà cinica in cui chi ha di più non esita a depredare i più indigenti. Da segnalare il cameo dell’allora leader mondiale del traffico d’armi leggere Samuel Cummings. Sordi lo contattò di persona per chiedergli l’autorizzazione a usare il suo nome nella pellicola, con l’interpretazione di Orson Welles. Il controverso imprenditore, chiese in contropartita e a fine di un ritorno di immagine, di interpretare egli stesso. Inoltre, il ruolo della moglie di Chiocca fu inizialmente pensato per Monica Vitti; in seguito venne contattata anche Dori Ghezzi che però, a causa di un impedimento del suo agente, si presentò in ritardo al provino e perse la parte, affidata a Silvia Monti.

Luca Biscontini per MondoSpettacolo

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