I cinematografi di Firenze, il fascino della loro storia

DI GIOVANNI BOGANI

 

Si chiamavano con nomi diventati persino mitici. ABC, Aldebaran, Alhambra, Apollo. O anche, modestamente, Artigianelli. O imponenti: Capitol. Amichevoli: Faro. C’era spesso la luce, in quei nomi. C’era il Lux, ma anche il Cristallo. O si richiamavano all’uomo che aveva guardato le stelle: Galileo. Uno, il primo, si chiamò Lumière.

Come quei due fratelli che avevano inventato quello strano marchingegno. E il cui cognome, per un gioco del destino, significava proprio “luce”. Lumière.

Sono i cinematografi di Firenze. Quelli che non ci sono più, quelli che hanno scandito la vita di molti di noi. Chi sgattaiolava cercando di non pagare il biglietto; chi ci andava dopo la messa, portato dal prete insieme a tutti gli altri bambini. Chi ci andava, un po’ più grandicello, con la prima ragazzina e il cuore che batteva all’impazzata.

Tutti siamo andati al cinema. E non “al cinema”, ma “a i’ ‘ccine”. A Firenze, questo meraviglioso, nuovo spettacolo apparve nel gennaio 1897, alla Festa dell’arte e dei fiori in Palazzo Pitti. Viene da immaginare signore eleganti con l’ombrellino parasole, uomini di passo svelto con il cilindro in testa. E un’aria di festa, nel secolo che stava per finire, in quello nuovo che stava per cominciare.

Il nuovo secolo stava per affacciarsi – e nell’euforia della modernità, nessuno pensava che avrebbe portato anche tanta guerra – e nel novembre 1899 iniziarono le proiezioni del Reale cinematografo Lumière. In piazza della Repubblica, dove il 5 giugno 1901 aprì il cinematografo Edison. Quello che resisterà, nella piazza più viva di Firenze, fino al 30 aprile 1993.

Tante, tantissime le sale che punteggiano la storia di Firenze. L’Odeon, che aprì nel dicembre 1922 con il nome di Savoia; ma anche sale di periferia. Chi ricorda che in via del Romito nacque un cinema, lo Splendor, già nel 1911? O che il Fulgor, oggi malinconico punto interrogativo vuoto, fu inaugurato nel 1914, e ha dunque più di un secolo?

Il Flora in piazza Dalmazia nacque nello stesso anno, 1914. E con l’aggiunta del Flora sala, nel 1926, divenne il primo “multiplex” d’Italia, o meglio il primo cinema con due schermi. Mentre a due passi da lì, in via delle Panche, visse la sua breve vita un’antenata di Cinecittà: erano gli studi cinematografici di Rifredi, dove fu girato un film ambizioso, “Dante nella vita e nei tempi suoi”. Centinaia di comparse, e il sogno di ricreare il Medioevo lì, a due passi dal Terzolle.

Il cinema Garibaldi, in via Pietrapiana, era il più amato da Vasco Pratolini, che – ragazzo – ci andava a vedere i film di Tom Mix, che tutti chiamavano “Tommicche”, fra grida, berci, battimani.

Con una lira si potevano vedere ben due film al Trionfale di piazza Ottaviani. Era il 1938, l’Italia sognava in grande, pensava all’Impero, e non al tragico futuro che la aspettava. Dopo la guerra, di trionfale non c’era più niente: e il cinema si chiamò Ottaviani e poi Ariston, prima di morire come sala Bingo.

Foto tratta dal web

Don Camillo e Peppone vivevano anche nelle sale cinematografiche. Negli anni ’70 Eugenio Giani frequentava il cinema Florida, legato al complesso conventuale di Monticelli; ma ogni tanto sognava di andare di fronte, alla Casa del popolo di San Quirico, dove si proiettavano film come “Malizia”. Ma chi andava alla parrocchia, non andava alla Casa del popolo.

Questa, e mille altre storie, sono le storie dei fiorentini attraverso le sale cinematografiche che hanno frequentato. È una storia vera e intima di Firenze. È come un grande film: come una fotografia collettiva dei fiorentini nel Novecento.

La hanno scattata, questa fotografia, Fabrizio Borghini e Luca Giannelli. E non è una foto, ma un libro. Un libro che raccoglie le testimonianze di più di cento fiorentini. Alcuni sono giornalisti, scrittori, storici come Franco Cardini; altri non hanno “stellette” particolari.

Tutti sono stati spettatori, e testimoni appassionati della storia delle sale cinematografiche di Firenze. Il libro che raccoglie le loro testimonianze si chiama “Il primo cinema non si scorda mai”, è edito da Scramasax, con una serie di fotografie d’epoca che sono, già quelle, un meraviglioso racconto.

Foto tratta dal web

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