I condoni non sono un aiuto: sono una istigazione a continuare a delinquere

di Gerardo D’Amico

In questa pandemia non tutti hanno avuto danni o gli stessi danni. Un supermercato per esempio ha lavorato ogni giorno, una farmacia pure un panettiere anche un gommista uguale, un ferramenta eccetera eccetera eccetera.
Per non dire dei dipendenti pubblici, o i milioni che hanno mantenuto il posto di lavoro privato e quindi lo stipendio.
Perché fare un ennesimo condono di cartelle esattoriali per tutti, a pioggia?

Perché in questo Paese chi ha il pelo sullo stomaco di non pagare quello che deve, di fare ricorso se viene beccato, di appellarsi alla eventuale sentenza negativa si vede poi, dopo una decina d’anni, sempre gratificato con un forfait o con un colpo di spugna, mentre chi fa il proprio dovere pagando la multa lo stesso giorno che la riceve deve passare per fesso?
Come si pretende di abbattere le vergognose tasse che tutto compreso possono arrivare al 60% nella busta paga dei dipendenti “ricchi” perché portano a casa 3000 euro al mese, se si rinuncia a far pagare il dovuto a tutti?
E se proprio si voleva fare un regalo Pasquale a questi milioni di “resistenti al fisco” e ai doveri sociali, perché contestualmente non si sono assunti un migliaio di nuovi ispettori delle Entrate in grado di stanare chi evade? Chi li pagherà nei prossimi anni gli scostamenti di bilancio, leggi deficit per centinaia di miliardi che stiamo facendo in questi mesi? Quanto aumenterà ancora la pressione fiscale sulle spalle di chi le tasse le paga per dovere o perché non può evaderle, avendo la busta paga o la pensione?
I condoni non sono un aiuto, se chi se ne avvantaggia non ne ha bisogno perché ha un reddito: sono una istigazione a continuare a delinquere.

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