I rimpianti

DI RITA CUTUGNO

In questo la vita è stata generosa e mi ha dato la possibilità di averne tanti. Ho riempito un grosso baule, nonostante essi non abbiano materia. Però sono pesanti. Troppo.
Io non vorrei, non lo faccio apposta, ma spesso tornano a darmi il tormento. Sono prepotenti, arroganti, crudeli. Feriscono.
Di quelle ferite dalle quali non vedi il sangue uscire, e sono quelle che incancreniscono.

I miei bambini che non sono riusciti a nascere… che a pensarci mi si scompigliano le emozioni e il subbuglio del cuore diventa l’epicentro del mio terremoto.
Avrei voluto essere sportiva, nuotare con la grazia di un delfino, ballare con leggerezza, parlare tante lingue con scioltezza e competenza, viaggiare e visitare tutto il mondo.
Avrei voluto essere bella, attraente, una di quelle persone che ti restano dentro e che ami. Una di quelle che incantano.

A volte sogno di volteggiare coi pattini sul ghiaccio, di diventare leggera come una farfalla, evanescente come un battito d’ali o un soffio di vento. Saltare in alto, quasi volare, e tornare sulla pista con grazia, continuando una danza che viene dall’anima.
Che forse staccarsi da terra è trovare finalmente le proprie ali. Per un attimo, come succede coi sogni.
Essere un’amazzone, una di quelle che hanno un rapporto di puro amore col proprio cavallo, correre libera nel vento, in assenza di pensieri e dolori.

Ma il rimpianto più grande, il più doloroso, è non essere stata amata. Mai. Non so cosa mi manca.
Per la parte esteriore lo so cos’è, è facile, è evidente. Non sono bellissima. Ma so amare davvero io.
E ho amato sempre, fino a spingermi sul ciglio di un burrone.
So strapparmi il cuore dal petto per amore.
Eppure… nessuno ha mai guardato dentro di me.
Beh, ad essere sincera, una volta ho creduto che qualcuno lo stesse facendo ma, chissà perché, dopo poco tempo ha smesso di guardare e ha rivolto lo sguardo altrove.

Occhi che sembravano diventare ciechi e orecchie che non sentivano più. Che mi hanno fatto pensare di aver sprecato l’amore che ho dato, che era stato inutile.
Ed è stato proprio così.
Ho cercato di farmi piccola per entrare in un cuore che non aveva posto per me. E non ne valeva la pena.
Rimpiango di aver creduto a troppe promesse. Di aver dato a chi non era interessato a ricevere.
Di aver sognato una vita che fosse gentile con me.
Nei miei occhi rimane però la vita che solo io vedo, e nella mia testa ce n’è una che sogno.
Che tanto sarò per sempre la bambina che ha cominciato a sognare leggendo il primo libro. Non sono cresciuta e continuo a sognare.

Ma vivere camminando tra i rimpianti è uno sport estremo, uno di quelli che tolgono il respiro e ti ritrovi in cerca di aria, perché i tuoi polmoni sono sempre sul punto di collassare.
Bisogna nascerci con il temperamento di uno sportivo.
Io, invece, sono un colibrì.
Un minuscolo essere che sbatte incessantemente le ali, ma rimane fermo dov’è.
Sono incastrata tra un passato di solitudine e un presente beffardo che si prende gioco di me. E continuo ad essere invisibile al mondo.
Ma il colibrì è coraggioso. Il colibrì non si arrende.
Sa librarsi, sa volare all’indietro e perfino capovolto.

E se io credo di essere come lui, forse saprò prendere il volo e mi librerò sopra ogni dolore e ogni rimpianto. Forse.

Immagine tratta da Pixabay

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità