Il leccio, i miei ricordi

DI FRANCO FRONZOLI

I miei ricordi sono lassù, tra gli alberi, il cielo azzurro, la casa paterna, i fiori nei giardini.

Lassù, in quella collina verdeggiante, che divide la Toscana dall’Emilia,  ho trascorso i momenti più belli della mia infanzia, il posto in cui mi sono innamorato di una ragazza che ho poi sposato.

Ho cullato un silenzio quasi irreale, ho salutato in primavera stormi di rondini oramai sparite, ho corso, ho riso, ho fatto degli scherzi insieme ai miei amici, grandi amici, uno per tutti Gianni, che, purtroppo, ci ha lasciati.

E più in basso il fiume Reno: metà Toscana, metà Emiliana, e quell’acqua limpida dove ci si poteva specchiare,  e le trote, i cavedani, le anguille, i girini, le foglie cadute più in alto.

Un fiume sereno, tranquillo, lento e  sinuoso, e noi con  pietre piatte tra le mani, lanciate sul dorso dell’acqua per vedere quanti salti facevano.

Una vita diversa, una vita in presenza, con telefoni a gettoni, con bar e tabacchi,  con un albergo, un barbiere, un falegname, diversi negozi di frutta e verdura, un meccanico…ora, è tutto sparito, annullato dall’inadeguatezza degli uomini, dall’abbandono della terra,  per correre nelle fabbriche, in cui si lavora, ma si resta intrappolati.

Un delitto commesso nel tempo come una piccola porzione di veleno somministrata pian piano.

Sono stati cancellati i pensieri, le risate, le gioie ed anche i dolori, ma una cosa è rimasta: imperterrito, ora mai invecchiato dal tempo, resistente, combattente, rivoluzionario…il leccio, custode di una infanzia sfumata, testimone dell’ emigrazione, dell’assopimento di vibrazioni di cuore, di amori cresciuti, perduti, riconquistati e nuovamente riperduti.

È lui il custode di quelle bellezze, il leccio è sempre là, guardingo, severo, pacifico, con tante rughe ed oramai pochi capelli.

Tornare  a Molino, è un momento di gioia, ma anche di dolore, perché il tutto è stato assorbito dal niente.

Ma noi di quella generazione, quelli sopravvissuti, teniamo alta la bandiera della pace e del silenzio, salutiamo in entrata ed uscita, i monti, il fiume e ci sediamo, come facevano allora, sotto il leccio che dona ancora un poco di ombra.

Non basta un computer, un cellulare, un tablet, per cancellare i ricordi: allora alla tv c’era il “ Tenente Scheridan “ , ora immagini di guerra, purtroppo, quella vera…

©® Copyright foto di Franco Fronzoli

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