Il racconto della persecuzione in Armenia

DI FRANCESCO FRAVOLINI

I conflitti bellici e la costante persecuzione condotta alle persone armene costringe la donna a scappare nei Paesi del mondo. Il libro è come se fosse un diario dove sono raccolte testimonianze di vita vissute in prima persona.

La nonna dialoga con la nipote per raccontare la storia dell’Armenia, senza tralasciare le difficili rinunce di vita.

È momento storico raccontato nel romanzo Mia nonna d’Arme nia , scritto da Anny Romand con prefazione di Dacia Maraini – La Lepre Edizioni (pagg. 127 – 16 euro) nel quale piacevole discorso aperto tra la nonna e la nipote più emozionante la difficile situazione vissuta dalla popolazione dell’Armenia.

I conflitti bellici e la costante persecuzione condotta alle persone armene costringe la donna a scappare nei Paesi del mondo. A un certo punto della sua vita si trova di fronte alla necessità di lasciare suo figlio piccolo a una donna per salvare la vita al bambino.

Questo episodio non viene compreso dalla nipote che chiede spiegazioni alla nonna senza avere molte risposte perché la donna è lei stessa addolorata per la scelta obbligata che ha dovuto compiere per salvare suo figlio.

Il racconto si snocciola con questi particolari vissuti dalla donna in prima persona coinvolgendo il lettore in appassionante storia che si apre a nuovi scenari. Sono due generazioni differenti (nonna e nipote) che si incontrano armoniosamente in un abbraccio e con passione raccontano le realtà storiche e sociali dello sterminio accaduto in Armenia.

La nipote ascolta con curiosità il racconto della nonna che spesso viene rimproverata dalla mamma perché non vuole che la figlia si impaurisca.

La bambina è troppo curiosa per fermare la nonna e credere alle paure della mamma perché vuole conoscere, capire, analizzare insieme alla persona che ama e che reputa adeguata a scoprire molte nefandezze che solo una guerra può causare.

Le storie si susseguono un ritmo incalzante nel libro, il lettore coinvolto e consapevole delle vicissitudini narrate dai personaggi come se fosse una favola da lasciare alle generazioni che verranno.

La nonna è perfettamente consapevole che non si tratta di un racconto di fantasia e intende rendere partecipe la nipote per farle capire le ingiustizie della vita.

La narrazione è appassionante e le storie lasciano riflettere per la modalità con le quali si sono svolte e per come si sono ampliate esagerando nel maschio, a volte riportato in maniera diretta nel volume.

Conoscere anche il minimo livello di civiltà di chi gioca con la guerra è istruttivo per aprire la mente sui comportamenti della società del XXI secolo.

È un parallelismo che dobbiamo evidenziare perché una guerra non significa soltanto sparare bombe; esistono guerre perpetrate nel tempo e localizzabili da giochi e ricatti dove nessuno muore anche se lentamente si distruggono rispetto, civiltà, identità, pensieri.

La frontiera è sempre la stessa: annullare l’essere umano. Il libro è l’occasione per maturare riflessioni personali che restano l’unico patrimonio personale di una persona.

https://www.comunicatistampa.org/home/news_description/377/Il-racconto-della-persecuzione-in-Armenia

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