Il territorio va presidiato perché il territorio, siamo noi

DI RICCARDO ANCILLOTTI

Il presidio del proprio territorio è il fondamento di ogni società stanziale.
Ogni nucleo umano che intenda vivere e lavorare in un posto ben definito non può quindi non porsi in primo luogo questo problema.

E si badi bene, non per motivi filosofici o di interpretazione bucolica del mondo, ma per necessità oggettive di sopravvivenza.

Il territorio è un bene non inesauribile, perciò ha bisogno di cure, manutenzione, controllo e salvaguardia.
Funzioni, che possono essere promosse e svolte solo dalla presenza fisica dell’uomo.

Una volta si diceva che c’erano i contadini a ricavare le fosse, ed era vero. Oggi, invece, si da la colpa a loro, perché non ci sono più! Basterebbe questo per farci riflettere sul fatto che abbiamo una visione confusa della storia, senza soffermarcisi più di tanto.

Nel dopoguerra eravamo un paese di venti milioni di abitanti, immerso nella povertà, ma dignitoso. Oggi siamo oltre sessanta milioni di abitanti ed abbiamo ridotto il territorio sul quale viviamo ad un colabrodo.

La stragrande maggioranza del nostro tessuto territoriale è montano e collinare, ma nel nostro DNA culturale degli ultimi trenta anni di storia, non si vede tutto ciò come un patrimonio ambientale da salvaguardare e valorizzare, ma troppo spesso, solo uno strumento da piegare alle nostre esigenze speculative di mercato.

Tutto ciò lo troviamo nella nostra legislazione, e in quella europea, che ci fa da traino e che classifica le aree territoriali, solo in funzione della loro capacità di lucrare ai fini economici. Così abbiamo le aree economicamente, “normali”, “svantaggiate”, quelle “montane” e poi quelle “marginali”.

Da qui si può facilmente dedurre che le aree economicamente trainanti abbiano avuto uno sviluppo smodato, con un consumo incontrollato del territorio, tanto per l’urbanistica, come per l’industrializzazione e le infrastrutture, quasi sempre in modo selvaggio.

Di pari passo sulle aree economicamente svantaggiate, si sono buttati finanziamenti comunitari, che le hanno in parte fatte decollare, ma con gli stessi metodi e difetti delle prime.

Sulle aree montane invece si è speso in personale, non tanto per presidiare il territorio, ma per elargire lavoro in metodi clientelari.

Ed è proprio in questo contesto che abbiamo regioni che rispetto alle superfici forestali in essere hanno anche il trecento per cento in più di personale.

In tutti i casi, comunque, non si tratta di personale che presidia il territorio, ma resta a disposizione per interventi emergenziali, burocratici e poco d’altro.

Le aree marginali, infine sono abbandonate praticamente a se stesse. Nonostante alcuni finanziamenti comunitari debbano tentare di evitare lo spopolamento di dette zone è decisamente impensabile che la gente possa viverci in assoluta solitudine e senza servizi essenziali.

In più sono proprio le aree cosidette marginali che hanno bisogno di buoni presidi territoriali, per cogliere in tempo utile le criticità ed affrontarle in tempi reali .

Si badi bene che territori di gran lunga più vasti del nostro come il Canada, hanno fatto dei presidi il loro punto di forza e coesione sociale.

Il costo di tali presidi, vuol dire occupazione e presenza qualificata in ogni punto del territorio.

Elemento che farebbe risparmiare milioni di euro alla comunità, non solo nell’evitare disastri e bloccare speculazioni, ma come strumento di studio e di prospettiva, per una fruizione ordinata dell’ambiente!
Realizzare “Presidi territoriali” stabili, che lavorino sul territorio, studino e facciano ricerca.

E’ UNA SPESA CHE DOBBIAMO E POSSIAMO PERMETTERCI !

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