Incubo, cercando me (sedicesima parte)

DI ROSY PENNELLI

Così imparò a vivere da sola con se stessa. Scoprì la sua gravidanza e né fu gioiosa ma spaventata, era giovanissima e non immaginava le potesse accadere ciò.

Aveva sempre visto le altre con il pancino e poi pancione, aveva visto le altre strillare e trascinarsi dietro un “nanerottolo” urlante e con il naso gocciolante, ma a lei quelle immagini non piacevano e si promise che non avrebbero fatto parte di lei.

Così fu… Mai il suo bimbo le fece vivere quella situazione …mai gli altri due suoi figli le fecero provare la sensazione di urlare per strada, un’emozione che fu contenta di non aver mai vissuto, non le piaceva sentire gli occhi addosso della gente.

Pensava spesso a questo, a come i suoi piccoli erano tranquilli, differenti da molti altri bambini. Erano così semplici e pieni d’amore e senza pretese.

Molti erano gli anni trascorsi e per lei era come se avesse vissuto la vita divisa in paragrafi. Le sembrava di assistere ad un film.
Aveva avuto un primo parto quando era molto giovane.

Un matrimonio dopo un paio d’anni senza amore. Ma ci aveva provato con tutta se stessa a legarsi!  L’individuo era un vile che piantò lei e i bambini. Li lasciò abbandonandoli nel bel mezzo del nulla.

Greta non aveva niente! Aveva un tesoro fatto di tre cuori da salvaguardare! Era tutto ciò che aveva.
Era sempre su quell’isola . Era ancora una naufraga…

Immagine tratta dal web

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