Io e lei

DI INES GUADAGNINI

Intorno al tavolo del corso di scrittura creativa l’ atmosfera è frizzante. E’ ricca di sguardi, parole, risate che si incrociano e riempiono lo spazio della sala, rimbalzano, mentre noi li afferriamo qua e là come piccoli tesori da portare a casa.

Fuori scorre la vita, qui vola la fantasia !
Siamo tutti curiosi di ascoltarci l’ un l’ altro :
“ Dai che vogliamo sentire ciò che hai scritto “ ci incoraggiamo a vicenda.
Ora tocca a me.
Deglutisco una, due volte prima di iniziare a leggere, poi nel silenzio generale irrompe Lei e provo un po’ di imbarazzo al pensiero che la sentiranno.

Io e Lei siamo nate insieme, in un giorno d’aprile, in una piccola casa ai bordi di una grande città. Il mio primo vagito risuonò vitale e vigoroso a sovrastare la concitazione del momento e per mettere fine all’ ansia che sempre accompagna una nascita.

La mamma era solita raccontarmi che quel pianto liberatorio, sintomo di vita e salute, fece esclamare all’ ostetrica “ questa bambina si farà sentire !” , profezia che si rivelerà ben presto più che mai indovinata.

Ero ancora piccola quando, mentre giocavo con gli amici nel cortile di casa, mia madre si affacciava alla finestra per dirmi :
“ Ines, la finisci di gridare che ti sento fino a qui ? “
Negli stessi anni dell’ infanzia, Lei a scuola mi fu sia di aiuto che di ostacolo. Di aiuto perchè durante le recite di Natale, la maestra mi sceglieva spesso per declamare parti importanti, nelle quali era necessaria una voce chiara e forte, capace di raggiungere persino gli ultimi posti in fondo alla sala; ma anche di ostacolo, come quella volta che, nascosta dietro di lui, tentai di suggerire una risposta a un compagno di classe e fui subito scoperta dalla maestra, che mi aveva sentita.

Crescendo divenne sempre più un mio tratto distintivo. Non di rado infatti , nel mio lavoro di insegnante, mi capitò di essere bonariamente redarguita da una collega:
“ Per favore, chiudi la porta dell’ aula, che stai facendo lezione a tutta la scuola !” mi diceva ridendo.
E come dimenticare quella volta in cui, a passeggio fra le bancarelle del mercato, mentre parlavo animatamente al telefono con un’ amica, ad un tratto mi sentii chiamare:
“ Ciao , Ines !”
Mi voltai di scatto e …
“ Ciao Sonia, ma sei proprio tu? Quanto tempo che non ci si vede, saranno anni ! Ma come hai fatto a riconoscermi di spalle ?”
“ Eh mia cara, è impossibile non riconoscerti, lo sai anche tu che chi non ti vede ti sente !”

Dunque è vero: la mia voce è inconfondibile! Lo sa bene anche la mia gatta Giada, per amore della quale sto imparando ad abbassare i toni , a renderla più carezzevole per farle cosa gradita.
E’ vero, Lei , la mia voce, mi ha sostenuta davanti a platee in ascolto; è risuonata forte e chiara sulle tavole di un teatro mentre io restavo celata oltre una tenda; ha sussurrato con tono lieve frasi d’ amore appassionate, ma ha anche gridato nei momenti più dolorosi.

Ora è qui, in quest’ aula del corso di scrittura e sta per esibirsi. Il silenzio intorno esige che la mia voce lo rompa iniziando a leggere il mio racconto.
Tento una battuta:
“ Siete pronti a sentirmi? “ .
Io penso alla mia voce…e ho paura che mi si strozzi in gola.
Sguardi pieni di curiosità e di attesa si posano su di me.
“ Dai Ines, che vogliamo ascoltare ciò che hai scritto ! “.

Loro pensano alle parole … e hanno ragione. Vogliono ascoltarmi!
Ora finalmente è chiaro anche a me: ciò che mi fa trepidare non è tanto il timore di ferire le loro orecchie con un tono forse troppo alto, quanto piuttosto dover rendere pubblico il contenuto del il mio testo.
É soprattutto per questo che, prima di iniziare, torno a deglutire ancora una volta.

Perchè se è vero che amiamo sentire una bella voce, ancor di più desideriamo ascoltare parole belle che ci possano arricchire, consolare, divertire, commuovere.
E sicuramente questo lo avete pensato anche voi , vero ?

Immagine tratta da Pixabay

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