Io sì, intensamente Laura Pausini

DI GINO MORABITO

La voce spezzata dall’emozione, mentre Laura Pausini si racconta: «Invece di tirar fuori le mie inquietudini, mi sono chiesta se interessasse davvero a qualcuno che io cantassi ancora.»

Una carriera costellata di successi e l’artista italiana famosa nel mondo si rimette in discussione e pubblica Io sì (Seen), restituendoci il messaggio di unicità, intensità e veridicità che legano il brano al film diretto da Edoardo Ponti.

Ed è proprio per questo che Sophia Loren, tornata sulle scene dopo dieci anni con The life ahead (La vita davanti a sé), ha deciso di prendere parte al videoclip, che racconta nel testo proprio il grande insegnamento che il suo personaggio offre nella pellicola.

Io sì (Seen) segna l’inizio della collaborazione con Diane Warren ed è il primo inedito dell’artista cresciuta a Solarolo (RA) dopo la vittoria dell’ultimo Latin Grammy del novembre del 2018 per l’album Fatti sentire.

«Questa canzone mi ha conquistato al primo ascolto. È stato un grande piacere poter trovare un’occasione importante per collaborare con Diane Warren.

Ci siamo conosciute molti anni fa ma abbiamo fatto bene ad aspettare questo momento per proporre la nostra prima collaborazione. La stimo tanto e, quando mi ha cercato per propormi questa canzone, ho capito che era finalmente arrivato il momento che le nostre carriere si incrociassero.»

La nuova canzone è il tema principale di “un film con il cuore e il cervello”.

«Quando si sposa questo tipo di progetto, è necessario trovare anche un’affinità personale, riconoscersi nel messaggio. Ed io mi sono riconosciuta completamente in quello che il film racconta, entusiasmandomi all’idea di interpretarne il tema principale.

Mettermi completamente a disposizione del film, mi ha fatto vivere un’esperienza che non avevo mai vissuto prima, un’emozione fortissima scaturita soprattutto dalla volontà di Edoardo Ponti di realizzare la canzone proprio in italiano.»

Il testo italiano scelto è stato scritto della stessa Pausini che ha collaborato con uno degli autori italiani più importanti della nuova generazione, Niccolò Agliardi.

«Ho registrato la canzone in Romagna, nella casa dei miei genitori, dove torno ogni volta che non sono in giro per concerti. Parto sempre dai testi. Testi che sono spesso molto istintivi, riguardano la mia vita, i miei pensieri.

In questo brano volevo essere esclusivamente la voce narrante e rispettare, da una parte il significato del film, dall’altra il momento particolare in cui la canzone arriva: non solo a conclusione della narrazione cinematografica, ma con un messaggio preciso.»

È la narrazione di uno di quegli incontri che possono cambiare la vita e, in certi casi, salvarla.

«È una storia che racconta la diversità, il pregiudizio, l’abbandono, la solitudine, visti da due differenti punti di osservazione: gli occhi di Momo, un bambino senegalese di dodici anni, che vive di furti e di piccoli espedienti nelle strade di periferia di una città italiana e ha già imparato come va il mondo, e quelli di Rosa, una donna che ha patito gli orrori dell’Olocausto.

Lei è impegnata nel sociale e si prende cura dei figli delle prostitute. Avrebbe molto da insegnare ma sta invece cercando di apprendere ancora, attraverso la vita di quel bambino.

 Insieme i due superano ogni avversità, grazie al senso di famiglia allargata, senza barriere, pregiudizi razziali o culturali.»

Un intenso dialogo fra i due protagonisti, da cui emerge forte il bisogno di sentirsi importanti, unici…

«… Unici perché diversi. Essere unici non significa essere arrivati al successo, essere primi in tutto; significa piuttosto aver raggiunto dentro di noi un equilibrio, una forza e una libertà che ti permettono di fare quello che vuoi, ciò che sai fare… Essere unici nella vita.»

Nel video del brano l’intensa interpretazione di Laura e una straordinaria chiusura con l’emozionante cameo di Sophia Loren.

«È una grande emozione vedere in scena Sophia e poter apprezzare la sua generosità nell’interpretare una storia intensa, italiana e con un significato socialmente così importante e purtroppo ancora molto attuale.»

Le due amiche sono legate da un rapporto cresciuto negli anni.

«Ci siamo conosciute nel 2003 a Beverly Hills, in occasione di una festa organizzata da Giorgio Armani. Io ero lì che registravo il mio disco in inglese. Capimmo subito che c’era molta empatia tra di noi.

Poi ci siamo riviste alcuni anni dopo a Ginevra, grazie a Phil Collins che aveva organizzato un concerto benefico per la sua associazione. Sophia è molto amica di Phil, così era presente tra il pubblico durante la mia esibizione. Nel pomeriggio, mentre aspettavo di fare le prove, è venuta a trovarmi.

Mi ricordo che siamo state nel teatro vuoto, io e lei sedute in platea, a parlare. Quello era un anno particolare per me, perché non riuscivo a rimanere incinta, e le ho raccontato di quello che provavo. La terza volta ci siamo viste al suo compleanno a Città del Messico.

Io ero lì per il The Voice messicano che conducevo, c’era anche Edoardo. Per tutta la serata siamo state vicine e lei mi ha raccontato molto di sé.»

Sophia Loren incarna il prototipo della donna italiana: molto materna, protettiva. È un’icona del nostro Belpaese nel mondo.

«Anche nel modo in cui sta seduta, come muove gli occhi, gesticola, Sophia resta comunque un’icona.

Un’icona che però ti spiazza, perché ti parla con quelle parole giuste, precise. Parole che ti avvolgono, come se ti avessero capito profondamente.»

Allo stesso modo, Laura Pausini è la voce delle nostre emozioni e la performer che ha vinto tutti i più importanti riconoscimenti in ambito musicale, continuando a stabilire nuovi primati: è l’artista donna italiana che per prima si è esibita a San Siro e al Circo Massimo, e ad aver vinto un Grammy e un Latin Grammy. Con una possibile nomination agli Oscar nel 2021.

«In questi anni ho imparato un po’ a gestire queste improvvise situazioni di nomination, perché per carattere ho bisogno di pensare di non vincere. Se mi gaso, se mi autoconvinco che ce la posso fare e poi non vinco, mi viene un “crollone”.»

Primadonna in un mondo discografico di uomini.

«Dopo aver vinto Sanremo, ho firmato il mio primo contratto, lo stesso giorno in cui un altro giovane cantante che non aveva vinto Sanremo firmava per la stessa casa discografica: io prendevo il 4% e lui l’otto. Se il mio disco non avesse raggiunto le cinquantamila copie vendute, sarei stata tagliata fuori, mentre lui firmava per quattro dischi.

Sono solo alcuni esempi di disparità di trattamento. Certo, è vero che ancora oggi ci sono delle grandi disuguaglianze in alcuni settori, però penso che le persone che valgono, valgono indipendentemente dal sesso. Chi merita, dovrebbe aver le stesse opportunità, senza differenze di sorta.»

Quella passione per la musica cominciata a otto anni, facendo piano bar con il padre, rappresenta oggi il sogno della vita, realizzato e da realizzare, album dopo album, canzone dopo canzone.

Quasi un voler ancora dimostrare a sé stessa, prima che agli altri, di avere qualcosa di nuovo da dire, proseguendo nel cammino di ricerca del suo essere intensamente Laura Pausini.

 

Profilo Facebook
https://www.facebook.com/profile.php?id=100005393356203

Musica Intorno
https://www.musicaintorno.it/

Red Carpet magazine
https://www.redcarpetmagazine.it/red-carpet-2-2/

 

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità