JOHNSON CONTRO TUTTI E BREXIT A RISCHIO: TUTTA COLPA DEL CONFINE IRLANDESE

DI CRISTIANO TASSINARI

Torna di attualità lo spauracchio di una Brexit “No Deal”, almeno in ambito commerciale.
Tutta “colpa” del confine irlandese.

Il governo Tory ha depositato oggi in Parlamento l’annunciato progetto di legge “Internal Market Bill” – contestato da Unione Europea e opposizioni britanniche – che si propone di tutelare il mercato interno britannico nel dopo-Brexit, anche a costo di rivedere alcuni punti dell’accordo di recesso già raggiunto con Bruxelles: in particolare sul protocollo sottoscritto a garanzia del confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord.
No alle frontiere
La legge contraddice di fatto l’Accordo sulla Brexit raggiunto l’anno scorso con l’Europa e che ha valore di Trattato internazionale.
In pratica, si era stabilito che la provincia nordirlandese rimanesse nel mercato unico, per evitare il ritorno a un confine fisico con la Repubblica di’Irlanda: ma questo significava l’introduzione di controlli doganali, dunque di una “frontiera”, fra la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord. Per Londra questo è risultato alla fine inaccettabile, perché spezzerebbe l’unità del paese.

Una violazione “limitata”?
Il testo, che lo stesso ministro Brandon Lewis ha ammesso ieri rappresentare una violazione del diritto internazionale – seppure “limitata” e ancorata a presunti precedenti – è stato difeso dal premier Boris Johnson nel Question Time del mercoledì.

Boris Johnson ha difeso in parlamento il suo disegno di legge che, secondo i critici, rinnega l’accordo di ritiro dall’UE già negoziato.
La legge riguarda gli accordi sul mercato interno del Regno Unito post-Brexit.

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