Riflessioni superflue (forse).
Bisognerebbe andare molto in profondità, per capire cos’è successo in questo Paese e comprendere i suoi improvvisi “amorazzi”, un po’ irrazionali e spesso molto precari.
E forse già queste due caratteristiche la dicono lunga sullo stato delle cose in Italia.
La fiducia in Mario Draghi è al 62%, senza nemmeno passare dal via, ci dicono gli istituti di sondaggio.
Ma anche…
Nel 2011 la fiducia in Mario Monti, prima ancora di cominciare era al 66,8%.
Nel 2014 alle Europee il Pd di Renzi raccolse il 40% dei consensi.
Nel 2018 alle Politiche il M5Stelle volò al 32%.
Nel 2019, sempre alle Europee, la Lega di Salvini arrivò al 34%.
Tutti hanno subito pesanti ridimensionamenti nel giro di poco tempo.
Complessivamente sono passati solo dieci anni (dal punto di vista storico praticamente nulla) e ci si chiederebbe anche come sia possibile, questa impressionante volatilità dell’opinione pubblica.
Ma è proprio a questa ricerca di punti di riferimento (che non ci sono più, evidentemente) a cui dovrebbe guardare la sinistra, per offrirne uno, serio, affidabile, ampio, che non sia il fuoco di paglia che si spegne al primo venticello.
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