La Madonna invetriata, casta e chiara di Benedetto Buglioni

DI VANNI CAPOCCIA

 

Il Vasari non solo è stato il primo storico dell’arte al mondo, ma anche un intelligente scrittore che sapeva bene cosa si doveva scrivere per catturare l’attenzione dei lettori.

Secondo lui, per esempio, Benedetto Buglioni “da una donna, che uscì di casa d’Andrea della Robbia, ebbe il segreto degl’invetriati di terra”.

Un classico della letteratura di genere la donna tentatrice e traditrice, ma la faccenda è molto meno intrigante: Benedetto apprese l’arte della terracotta invetriata direttamente da Andrea Della Robbia, quando lasciò la sua bottega cercò committenze in altre città per non doversi sbattere con la concorrenza dei Della Robbia da generazioni esclusivisti di questo genere di prodotti e titolari dell’impresa egemone a Firenze.

A Perugia ha lavorato per i monaci dell’abbazia di san Pietro per i quali ha fatto un grande lavabo per le mani collocato davanti al Refettorio di notevole perizia tecnica che risulta però convenzionale e per il refettorio, l’attuale Aula magna di Agraria, un pulpito e dei tondi al soffitto.

Simile a quei tondi, probabilmente dello stesso periodo, ce n’è uno conservato alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Circondata da un festone di foglie e frutta eseguito in più pezzi, con un san Giovannino vestito di pelli a sinistra e un coro di Angeli a destra la Madonna in Paradiso adora il Bambino.

E’ di una dolcezza contenuta, casta e chiara, dov’è evidente l’influenza fiorentina delle “Madonne al balcone” del Verrocchio e di quelle ideali di Filippo Lippi.

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