La prima volta a Parigi

DI ORNELLA SUCCO

La prima volta a Parigi era il 1974. Avevo vent’anni e con le mie due amiche-sorelle avevamo a lungo progettato questo viaggio.

Avevamo sperato di poterci andare per festeggiare il superamento dell’esame di maturità, ma tra impegni famigliari, prime esperienze di lavoro, esami da sostenere all’università e una cronica mancanza di denaro era stato giocoforza rimandare per due anni consecutivi.

Alla conclusione di una sessione di esame però, ritrovandoci tutte e tre davanti all’ufficio che gestiva i servizi per il turismo universitario, scoprimmo che alloggiando alla Cité Universitaire di Boulevard Jourdan, non lontano dalla stazione della metropolitana della Porte d’Orlèans, avremmo speso meno di cinquantamila lire ciascuna per un soggiorno di sette notti consecutive.

Si poteva fare ci dicemmo e spargemmo anche la voce tra gli amici di altre facoltà cosicché alla partenza, l’ultima settimana di agosto, ci ritrovammo in 17 con un biglietto ferroviario B.I.G.E che consentiva ai giovani di età compresa tra i 18 e i 26 anni di viaggiare su alcuni treni internazionali con un costo decisamente contenuto.

Viaggiammo tutta la notte seduti in un vecchio scompartimento di seconda classe, sedili rigidi e pochissimo spazio per allungare le gambe, ma a vent’anni ci si addormenta facilmente anche solo appoggiando la testa contro il finestrino o sulle ginocchia di un’amica, così la mattina alle nove scendemmo alla Gare de Lyon e ci recammo immediatamente a prendere possesso dei nostri alloggi alla Città Universitaria.

La burocrazia ci portò via quasi mezza giornata ma alla fine ci assegnarono una serie di stanze a due o tre letti in una vecchia palazzina che affacciava sul giardino interno, il bagno era in comune nel corridoio ma ce n’era uno ogni due stanze, la biancheria era pulita e si poteva, volendo, prenotare l’uso di una piccola cucina dove più di una volta ci preparammo velocemente due spaghetti con il tonno o con il pomodoro.

Oltre all’alloggio ci rifornirono di buoni per andare a fare colazione nella caffetteria della Cité e scoprimmo così che ogni colazione comprendeva un caffelatte (chiamarlo cappuccino sarebbe un’esagerazione), un croissant, uno yogurt, un uovo con il prosciutto e una spremuta d’arancia.

Decisamente troppa roba per cui riducemmo la colazione a caffelatte e croissant e consumammo almeno quattro cene su sette a base di uova con prosciutto e yogurt, barattando la spremuta con un grappolo d’uva o con due o tre Mirabelles ovvero frutta di stagione.

Parigi a vent’anni mi sembrò naturalmente bellissima, perlopiù giravamo in piccoli gruppi per andare a visitare i luoghi che ci interessavano maggiormente e poi ci ritrovavamo la sera nei giardinetti della Cité dove avevamo stretto amicizia con altri ragazzi italiani e un gruppo di studenti greci.

Fu in quei giorni che uscendo da una mostra su Cézanne all’orangerie delle Tuileries vidi un cartello seminascosto con l’indicazione “Nymphéas –Monet” e seguendolo mi ritrovai a tu per tu con gli otto pannelli delle grandi ninfee in sola compagnia di un custode e di due o tre turisti capitati lì per caso proprio come me.

Già la mostra su Cézanne era stata emozionante, dalle sale delle ninfee però non avrei più voluto andare via.
Di quella prima visita a Parigi ho solo una manciata di fotografie a colori che il tempo ha impietosamente sbiadito ma tre in particolare mi riportano, istintivamente, all’atmosfera di quei giorni: la prima è stata scattata nei giardinetti della Cité Universitaire proprio sotto le nostre stanze e ci mostra in gruppo intenti a scegliere la meta per la nostra prossima uscita, la seconda ci vede in cinque amici al centro degli Champs-Élysées praticamente deserti come accadeva in quegli anni a fine agosto

 

la terza la realizzammo con l’aiuto dell’autoscatto davanti all’estensione dei giardini di Versailles, il primo muretto utile era a qualche metro di distanza e, per essere in un’epoca in cui ancora non esistevano i selfie, ritengo che il mio amico Enzo autore dello scatto avesse dato prova di capacità atletiche non indifferenti.

©® Copyright tutte le fotografie contenute in questo articolo sono state scattate da Ornella Succo

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