La ridarella dei dolenti sotto la croce

DI VANNI CAPOCCIA

 

La storia dell’arte non è solo storia di grandi nomi, ne fanno parte un gran numero di pittori: a volte sono un nome senza opere, altre opere senza autore. Ed è giusto esporre opere di artisti minori perché anch’esse raccontano la storia dell’arte, del luogo dove sono nate, delle persone che in quel luogo sono nate, vivono e vivranno.

Per quanto riguarda il Due e Trecento a Perugia Pietro Scarpellini per circoscrivere il lavoro di questi artisti “minori” ha trovato la poetica e religiosa definizione di “Sermo rusticus”.

Una preghiera popolare per immagini della quale fa parte il crocefisso alla Galleria Nazionale dell’Umbria di un “Pittore perugino” le cui linee continue e marcate, le stesure ampie e definite dei colori sembrano discendere dalla tradizione minatoria perugina.

Crocefisso accostato a quello del Maestro di Montelabate a Filadelfia del quale forza così tanto la dolorosa espressività da cadere dal dramma al grottesco, al punto che i due angeli ai lati del braccio orizzontale della croce, la Madonna e san Giovanni ai lati del corpo di Cristo tutto appaiono tranne che dolenti per la morte di Gesù, ma giovani ridanciani.

Sembrano giovani coinvolti senza voglia in una Sacra rappresentazione che scoppiano a ridere pensando alle birbonate combinate o che andranno a combinare.

Proprio non ce la fanno a trattenere il riso. E come fa l’insegnante con gli alunni, viene voglia di guardarli severi negli occhi dicendogli “Ma che c’avete da ridere? Ditelo anche a noi così ridiamo tutti insieme”

 

 

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