La scrittura per me: una domanda a cui, devo una risposta

DI FRANCO FRONZOLI

Un mio amico, che da ora apprezzo di più, mi ha detto: “Ma non ti stanchi di scrivere? ti consiglio una lunga pausa” .

Ecco, se mi avesse detto: “bravo, bene, bis, il mio apprezzamento sarebbe rimasto al palo” .

Ho articolato la risposta che ripropongo in questo mio scritto, cercando una sintesi comprensibile.

Non scrivo per dimenticare, bensì per ricordare, scrivo per confrontarmi, per dare un mio piccolo contributo alla dialettica. Scrivo perché mi piace, mi è sempre piaciuto e perché, se mio padre potesse vedermi, sono sicuro, ne sarebbe orgoglioso.

Lui scriveva.

Poi scrivo anche per mettere alla prova me stesso, per vedere se riesco a mantenere un’ imparzialità di giudizio, se riesco a tradurre i miei pensieri in metaforico inchiostro.

Dico “ inchiostro “ perché la penna stilografica è sempre stata la mia passione ed il tablet mi toglie una fetta di “ gusto “ .

Ci sono altre considerazioni che mi spingono a scrivere, la più importante tra tutte è: la libertà di opinione.

Se mi esprimo sono, mi verrebbe da dire nel senso che i miei pensieri, tradotti in parole, mi fanno sentire “ vivo “ .

Se scrivo “ molto “ , come dice il mio anonimo amico, leggo molto e se non capisco rileggo.

Mi sono formato, spero di non esagerare con il termine “ formazione “ , con i consigli di mio padre, con la mia vita professionale, con i silenzi meditativi, con i sacrifici della “ sintassi “ .

Adesso ho raggiunto un’ età in cui mi posso permettere, senza alcun timore, di scrivere quello che penso, consapevole che posso sbagliare.

Sono un “ Don Chisciotte “ , l’eterna vita tra realtà e sogno, il cercare di cavalcare il destriero, di un’ “ utopica “ giustizia.

Forse, ho citato “ Don Chisciotte “ , perché più vivo e più mi rendo conto che ci sono troppi Sancho Panza.

Gli errori di gioventù, che non sono stati pochi, mi sono serviti per uscire, scusate la presunzione, dalla “ mediocrità “ .

Ora, più che mai, ho il conforto della mia famiglia, il loro sostegno soprattutto psicologico.

Sono stato sempre aiutato dalla “ riflessione “ condita anche da un pizzico o forse più, di follia.

Lo scrivere, il leggere, sono stati gli ingredienti più solidi, per guardare con occhi diversi, anche molto critici, ciò che mi girava intorno.

Ecco, questo è il motivo per cui scrivo e continuo a leggere, senza mai prestarmi a “ suggerimenti “ .

Se si deve sbagliare è meglio farlo in prima persona e non per delega, ostinatamente da soli.

Immagine tratta dal web

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