L’alunno dentro di me…

DI PINA COLITTA

Ho sempre amato scrivere lettere…

Sono un flusso di coscienza per raccontarsi e descrivere emozioni. In questi giorni, sempre con tanta nostalgia, ricordo i giorni del distacco, sì, il distacco dai miei alunni, categorico per la pausa estiva o per la conclusione di un percorso di studi che si conclude con la tanto agognata “maturità” insieme alla materna preoccupazione per coloro i quali dovranno affrontare il famoso esame di stato che dovrebbe valutare il loro “stato” di giovani.

Ecco perché in questo groviglio di emozioni contrastanti penso: in fondo sono stata fortunata! Sì, fortunata, nell’aver fatto un lavoro che mi ha riempito di energia frizzante, quella che il mio amico Kafka chiama “giovinezza felice” perché ha visto in essa la capacità di vedere bellezza…

“Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio.”

Che dire a questi ragazzi …

Conservate nel Vostro cuore, sempre, quelle parole, quei gesti, quelle azioni di quel Vostro mondo, la scuola, che è stato nido, luogo sacro, porto sicuro, ovviamente e, purtroppo, solo quando il rapporto docente-discente si è materializzato in un accordo di strumenti pronti a suonare, insieme, la sinfonia della formazione…

Ma a loro, i maggiorenni, solo sulla loro patente, a loro, piccole anime in pena per l’ignota prestazione finale, mi sento di dire che la loro legittima ansia è accolta sempre nel cuore di chi è stato docente per amore.

Un augurio sentito con una mia riflessione da “In odorato … di Santità”.

 

“Mi piace pensare a questo momento come ad un punto di partenza per un giovane studente che, attraverso questa prova delicata, soprattutto emotivamente, si prepara ai successivi esami della vita.

Mi piace pensare ad un percorso in cui io “docente onesta nell’anima”, sensibile e piena di umanità, conduco per mano quel ragazzo che si accinge a percorrere il faticoso cammino della sua realizzazione personale.

Mi piace pensare ad una situazione di serenità, di armonia in cui l’alunno si sente accolto e accettato, in una condizione di emozioni positive perché l’ascolto del cuore supera l’ascolto delle parole.

Insomma, un vero e proprio flusso di coscienza in cui si assiste ad un interagire tra alunno e docente, come persone, per cui il primo, incoraggiato e gratificato del suo sapere, entra in empatia con l’altro che non ha bisogno di “ascoltare” “l’impossibile” per confermare il suo “essere” un buon docente…

Considerare la “valutazione” soprattutto come il “sentire” l’altro dove quel “sentire” vuol dire entrare nell’altro fatto di emozioni, di ansia, di paura di non farcela.

“Sentire l’altro” vuol dire essere all’altezza di comprendere la sua preparazione, superando le barriere del pregiudizio, le barriere di chi conosce per certo e prova invece a vedere di fronte a sé una persona nuova, che si accinge a superare un momento difficile…

Lì, il docente, è nella funzione di aiuto per dare e far sentire a suo agio in questa esperienza, considerata a volte, impresa impossibile, solo a causa dell’emotività.

Ogni alunno ha una sua storia, ogni alunno ha una sua identità che va vista sotto il profilo di un Io che si narra per la prima volta.”

Immagine tratta da Pixabay

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