L’anello del sultano

di Daniela Marras

L’anello del sultano.

C’era una volta un potente sultano che portava al dito un preziosissimo anello di cui andava molto fiero.
Un giorno si presentò a corte un suo carissimo amico, così diceva, che doveva partire per un lungo viaggio.
E questo amico disse al sovrano: “Carissimo, come sai, devo partire per un viaggio che mi terrà lontano da te per molto tempo e perciò ti chiedo di farmi dono del tuo prezioso anello cosicché io, ogni volta che lo guarderò al mio dito, mi ricorderò di te”.
Al che il sultano rispose: “Mio caro amico, so che devi partire e andare lontano ma non ti farò dono del mio anello così ogni volta che guarderai il tuo dito e non lo vedrai, penserai a me che non te l’ho dato!”.

Ogni volta che la vita nega qualcosa, ogni volta che qualcosa non accade, penso al dito senza anello.
Una mancanza: un regalo, una lettera, un amore, una chance, un amico, una parola, un gesto, un traguardo.
Il non accaduto, il non verificato pesa nelle nostre esistenze così come l’accaduto, il verificato.
È parte di noi, della nostra storia, della nostra esistenza.
Ed è del tutto personale, intimo e perciò prezioso e caro talvolta.
Talvolta, perché spesso ciò che non accade, ciò che ci viene negato resta con noi, è in noi, con un tocco di rimpianto e di rammarico perfino.
Sì, perché il non accaduto che però sarebbe potuto accadere, ciò che non è stato ma sarebbe potuto essere, lascia un po’ di amaro in bocca.
Tra le mille possibilità di vita, una sola si lascia vivere.
Ed è innegabile che un “se solo” si insinua nella mente a cui fa da contraltare un “doveva andare così e non poteva andare altrimenti”.
E così dei mille mondi uno solo si rivela effettivamente possibile, uno solo che da “in potenza” diventa “in atto”.
E così si configura la vita di ciascuno di noi: ciò che è convive con ciò che non è, il positivo con il negativo, il pieno con il vuoto.
Come la ruota della bicicletta, che gira e funziona perché i raggi si alternano con l’aria.
Non tutti se ne avvedono, non tutti ci pensano ma così va avanti ciascuno di noi.

Il racconto del sultano e dell’anello, letto in un libro delle scuole elementari, mi torna sovente in mente in varie circostanze.
E non solo nel caso in cui la vita, gli altri negano qualcosa a noi, ma anche quando siamo noi a negare qualcosa: un gesto, un pensiero, un regalo, un amore, una possibilità.
E ciò non sempre è negativo, talvolta è una necessità, spesso una scelta di vita, sempre un’espressione di libertà e della volontà di autodeterminazione, un dare forma alla nostra esistenza, al nostro io.
Forse non a tutti torneremo in mente con un sorriso, ma torneremo in mente comunque… come un anello mancante a un dito!
Pavia, 9 febbraio 2019

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