L’assenza di lei

DI ANTONIO MARTONE

C’era una volta un uomo che aveva una donna/compagna e due amiche con cui pure intrecciava una relazione erotico-sentimentale. Fino a quando la situazione rimase tale andava tutto relativamente bene: la compagna sapeva ma faceva finta di non sapere, le altre “amanti” facevano di tutto per detronizzare le rivali ed insediarsi al loro posto.

L’uomo faceva i salti mortali per vedere ora l’una, ora l’altra. A volte erano cose molto fugaci poiché c’era sempre qualcuna di loro che stava aspettando.

Tutto cambiò quando la compagna dovette partire per lavoro. L’uomo non poteva più vederla se non molto raramente. Poco male, ora avrebbe potuto dedicarsi alle altre due: ora finalmente avrebbe avuto il tempo.
Erano proprio queste le sue intenzioni ma non accadde così…

Quando la compagna andò via, lui si chiuse sempre più in sé stesso fino a creare le condizioni per far finire anche gli altri due rapporti. Non capiva come potesse essere successo ma ora non aveva più voglia di vederle. Non aveva più voglia di incontrare nessuno. Andava controvoglia a lavorare: in fondo, non faceva altro che aspettare il ritorno della compagna.

L’assenza è più forte della presenza, poiché in essa non vi è soltanto l’essere, la realtà, ma anche l’immaginazione. La presenza è limitata: in fondo, non è altro che sé stessa. L’assenza è invece illimitata, poiché contiene in sé l’atto ma anche la sua potenza.

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