L’essere umano definisce se stesso

DI PINA COLITTA

È proprio l’uomo ad identificare il suo esistere e lo costruisce, sempre e solo, nella relazione con l’altro. E allora perché per alcuni l’aspirazione profonda e radicale è la solitudine?

Forse perché è un modo per non evidenziare a se stessi quale sia l’essenza della nostra identità: per cui l’essere corpo rappresenta qualcosa di fragile, mentre l’anima é superiore perché in qualche modo legata all’intelligenza.

Comprendere ciò è un pensiero essenziale per superare quell’antica educazione per la quale il corpo è stato sempre letto come negativo. Il corpo nella storia di ciascuno è sicuramente il primo strumento di identificazione; lo è sin da quando è nel grembo materno cioè da quando è una piccola massa di vita che diventa parte del corpo materno.

La madre lo accoglie nella sua tenerezza, divenendo esso stesso strumento di identità.
Dal momento in cui un bambino, nato, è in braccio alla madre, quel bambino entra nella vita, incomincia a guardare il mondo ed esprime con il proprio corpo il suo essere, il suo divenire. E qui che incomincia ad essere corpo anche attraverso quegli stimoli, quelle carezze, che danno il segno dell’identità del piccolo.

Ognuno conosce la storia della propria infanzia e per tale ragione lo specialista in una relazione di aiuto dovrebbe conoscere la storia dell’infanzia di qualsiasi persona. A volte il disagio provato nella sofferenza di una mancata carezza è sintomatico di un corpo cresciuto male che è stato rifiutato, sviluppando il senso di colpa per un’attenzione non meritata.

Gli stimoli sono importanti per crescere e sono il mezzo per cui ognuno è identità attraverso il corpo ed è proprio attraverso le mani che toccano, lo sguardo che accoglie il modo per creare il luogo sacro dell’affettività con quelle che sono le “carezze” le quali rappresentano un segno di identità.

Tante persone sono state private delle carezze; quindi il loro corpo è cresciuto male, a volte rifiutato, a volte colpevolizzato.

Tanti elementi, che noi raccogliamo nella nostra storia, diventano parte della nostra identità, sono copioni familiari che a loro volta derivano da copioni più grandi che sono quelli culturali. Se l’identità ha luogo nella famiglia è assolutamente importante sentirsi accettati, o meglio sentirsi visti o presi per quello che si è.

“La carezza è un ponte tra due abissi di solitudine. Perché il cielo e la terra passeranno, ma certe carezze non passeranno” mai.
Diego Cugia

Immagine tratta da Pixabay

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