L’orchestra del mare

DI MARIAESTER GRAZIANO

Immagina una decina di alberi coi polmoni vegetali pieni di un’aria bretone o italiana o finlandese. Un giorno sono morti. Risuscitano però. Anche gli alberi lo fanno e, in alcuni casi, meglio di noi. Questi di cui parliamo, in particolare, prendono un matma in un mondo di liquori salati.

Per un po’, nella nuova infanzia, scivolano lisci senza radici.
Tutti insieme, non sono che una barca. Ormai sono invecchiati in un abbraccio. Cigolano, ogni tanto, per una nostalgia di terra, di radice. Sarà per questo che il vecchio proprietario ha l’idea di farne una bara. Ha questa sensazione addosso di ultima casa.

Qualche tempo dopo, invece, c’è stato quel viaggio. Parlo di quello finito nei tg.
Alla fine erano alberi italiani. Hanno palpitato da qualche parte, hanno fatto in tempo a ricordare un certo modo di rosseggiare dei tramonti. Poi muoiono. Per gli alberi non è la prima volta, per i naufraghi forse lo è.
Risuscitano però.
Gli alberi lo fanno spesso. Gli uomini non so.
Sono come scheletri di grossi pesci stanchi.
Hanno ascoltato le urla e le onde, le storie del crimine e del lutto. Ora sentono solo un dolore d’ossa tutto dentro e qualcuno gli accorda una voce per dirlo.

Forse è questo il paradiso degli alberi. Rimettersi nelle mani del vento. Sono stati trasformati, dai detenuti di un carcere, in un violino che farà parte dell’orchestra del mare. E il mare è sempre più una partenza che un ritorno.

Il 99,999999 di un atomo è spazio vuoto. Ridotta tutta l’umanità a una specie di sottovuoto, non rimarrebbe che un cubetto di ghiaccio.
È tutto qui.

Gli alberi la barca il violino i naufraghi i carcerati i musicisti i miei studi i tuoi anni di conservatorio quelli suoi in strada e i suoi nel bosco il primo pescatore quel pensiero di bara il tg e i cronisti e noi che abbiamo detto non è giusto e il formaggio nel piatto e il piatto pure e il tutto d’un fiato e tutti i fiati del mondo. Tutto, proprio tutto di questa storia, è solo una scheggia di quel cubetto di ghiaccio. Ecco cos’è la geografia.

Immagina adesso la dimensione di quel tuo dolore sul petto nel cubetto di ghiaccio. Ritorna indietro. Ora, in questo sottovuoto, puoi farlo. Forse è una piccola scheggia piena d’aria bretone o italiana o finlandese…
(Barconi di naufraghi trasformati nel carcere in strumenti musicali, l’orchestra del mare. Febbraio 2024)

Immagine tratta da Pixabay

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