L’ultimo ingaggio

DI GIOVANNI DE LUCIA

Nuovamente sotto il faro. Sono tornato ora da un viaggio che mi ha visto attraversare tre mondi, quello del ricordo, il mondo della menzogna e quello dell’oblio.

Nella mia sacca solo le onde del mare, le orme sulla sabbia e quel che resta di un sogno, o meglio un brandello di esso.
Ho cucito questi lembi di cuore con sagole di sale, ho l’iride degli occhi come schegge di vetro, lacrime aguzze, riverberi dell’anima.

Sei un vecchio bastardo, mi hai mandato a combattere in difesa di un cuore che era una voragine nera, nella quale mi ha sprofondato. Però ora sono qui e dove sono gli altri fratelli e sorelle?

Non un attimo e nuove spade di luce, elmi e scudi d’avorio, per un altro ingaggio.
Un cuore prigioniero di ragazza dagli occhi color ambra, immobile su gambe rigide e mani incrociate a difesa di un ultimo briciolo di umanità.

Le darò le mie ali, le costruirò una barca di carta, le insegnerò a volare. Anche lei attraverserà il suo mare, anche lei tornerà a casa. Quante volte è stato così, cento, mille, come gli amori che ho tutti abbracciato. Voglio però che sia l’ultimo ingaggio, legherò all’elsa della spada quel brandello di sogno che è rimasto.

Mi vedrai ancora una volta incrociare la fede della luce contro il buio. Se cadrò, fa che sia tra le sue braccia, fa che per una sola volta io possa sentire un grazie per queste ali.

Foto da Pinterest

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