Marek Krajewski, Morte a Breslavia

DI MARIO MESSINA

Marek Krajewski,
Morte a Breslavia.
Einaudi editore

L’ utilizzo dell’aggettivo “storico” riferito ad un romanzo sembrerebbe far pensare al sapiente uso di eventi e nozioni storiche.
Dovrebbe, cioè, lasciar intendere che dalla lettura di un testo derivi una forma alternativa di apprendimento della Storia, nobilmente intesa.

Un modo, insomma, meno accademico di addentrarsi nella stessa.
In tal senso la Storia dovrebbe così essere lo sfondo caratterizzante gli eventi.
La cornice giustificante azioni e personaggi.
Quell’ elemento senza il quale mancherebbe la ragione stessa dei fatti.

L’ impressione che si trae, invece, dalla lettura del libro di Marek Krajewski è che la Storia venga, solo invocata e abilmente utilizzata come ingrediente nobilitante le vicende narrate.
Una sorta di processo acculturante rispetto a quanto elaborato.

Un uso strumentale che emerge sin dalla costruzione grafica della copertina senza che però a questa forma consegua una sostanza altrettanto polposa.
L’ambientazione spesso postribolare dei dialoghi e degli eventi potrebbe, in realtà, così aver luogo in qualunque epoca.

Che sia la Roma del basso impero o la Breslavia nazista poco importa.
I luoghi di piacere per soli uomini sono i reali protagonisti di questo romanzo che presenta in tal modo degli elementi da lettura commerciale di largo consumo.
Con espedienti di ricerca storica che sembrano rimandare più alla filmografia americana alla “indiana jones” che non alla letteratura mitteleuropea di metà Novecento.

Ritroviamo così, per esempio e non a caso, un cliché parecchio abusato qual è quello del messaggio in codice lasciato dall’assassino facendo ricorso a lingue antiche e ormai perdute.
Per cui che sia una iscrizione maya, egizia o yezida poco importa.
L’ effetto decifratorio va costruito per dare quel tocco di mistero esotico ed arcano.

A questi aspetti contenutistici fa da contraltare una cifra stilistica comunque interessante. Non altrettanto deludente. Con dialoghi serrati e pochi fronzoli. Una costruzione sufficientemente elaborata e tale da invogliare il lettore nel proseguire la lettura senza far mai scadere nella banalità la vicenda.

La dettagliata scansione cronologica, inoltre, conferisce al libro un carattere cronachistico di notevole concretezza.
Il tutto, pur sempre, all’interno di un orizzonte lessicale che non insegue picchi aulici per non distaccarsi dal vasto pubblico cui su rivolge e per rimanere comunque aderente al carattere truce delle scene offerte ai lettori.

Immagine tratta dal web

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