Minneapolis: quarta notte di scontri per la morte di un altro afroamericano

di Stefania De Michele

Da 4 giorni, a Minneapolis, il vaso di Pandora è scoperchiato. Dall’uccisione con un colpo di pistola di un ragazzo nero di poco più di 20 anni, avvenuta domenica, nella città del Minnesota in cui si tiene il processo per la morte di George Floyd tutta la rabbia della comunità afroamericana si è riversata per le strade.

Scontri tra manifestanti e Polizia in tenuta antisommossa hanno acceso la guerriglia urbana, che non accenna a spegnersi. L’incriminazione dell’agente, Kimberly Potter, che si è dimessa martedì, non ha placato gli animi: la poliziotta deve rispondere di omicidio colposo di secondo grado per aver presumibilmente scambiato la pistola per il suo taser.

Nel tweet: “In poco più di 24 ore, Kim Potter è passata da agente a detenuto. __L’ex veterana della Polizia di Brooklyn Center, Minn, è accusata di omicidio colposo di secondo grado in seguito alla sparatoria fatale di Daunte Wright, un ventenne nero, durante un fermo stradale“.
La Polizia ha spiegato in un comunicato che Daunte Wright era stato fermato per un’infrazione stradale. Gli agenti avrebbero poi scoperto che l’uomo aveva un mandato di arresto a suo carico in sospeso e avrebbero provato ad arrestarlo. Wright sarebbe rientrato in macchina per tentare la fuga e l’agente gli avrebbe sparato. Le autorità hanno imposto un coprifuoco notturno dopo la sparatoria, dichiarando i raduni e le manifestazioni illegali.
da Euronews italiano

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