Mi sento scosso nel profondo,
da scintille di collera avvolto,
immerso in vuoto,
sconcertante freddo,
attingendo infinita amarezza
da profondi, scuri pozzi.
La rabbia rialza la testa,
in gesti sconsiderati
di stragi insensate,
voce fuori dal coro
di un’ apatica, sonnolenta,
umanità.
Le mani affondate nelle tasche,
rimirandosi in concavi
specchi deformanti,
il mondo è cieco,
davanti a vivide immagini
di volti tumefatti, lividi,
e neppure ode
l’accorato, lacerante lamento
di evanescenti anime rifiutate,
gocce in mari di indifferenza.
Il ringhio della fame
sfuma in guaiti e latrati,
nella manipolazione
di lampanti realtà,
mentre la bestia,
che dimora in oscuri cuori,
rigetta l’ amore,
brezza tesa a dissolvere il pianto.
In limpidi mattini,
dalle lacrime ripuliti,
vorrei deviare il soffio del vento,
spingendo fragranti chicchi di grano
verso mulini a vento,
in piazze di terra arida e screpolata,
da corpi stremati gremita.
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