Non la solita lezione, il professore parla di vita

DI GIOVANNI DE LUCIA

Buongiorno classe, voglio rispondere ad uno dei tanti perché, che vi ponete tra uno sbadiglio ed una sbirciatina al telefonino, quando faccio lezione.
Per rispondervi però, vi chiedo dieci minuti di riflessione e di trovare razionalmente, la risposta a questa domanda: cosa vi angoscia di più?

Andate però oltre le solite risposte scontate del tipo potrei ora essere al bar, ho l’esame della patente, speriamo che con l’interrogazione non mi giochi la paghetta, la discoteca, o meglio: il tempo non passa mai.

Già il tempo.
Ed ora giù di riflessione collettiva. Sapete bene che il tempo è una costante inesorabile, non accelera e non rallenta, non guarda in faccia a nessuno, non ha emozioni.

Possiamo immaginare il tempo come una inesorabile scala mobile e noi lì sù sopra con i nostri tanti vorrei, ma perché, ma se io, ma se forse.
In questo momento, voi direte ma che c’entra tutto questo, è il solito pippone del prof.

Premesso che il tempo non lo gestirete mai e al massimo, nella condizione in cui versate, potreste solo adattarvi ad esso, io vi spiego ora come avvicinarvi al tempo, cercando di guardarlo dritto negli occhi.

Da grandi, la vera paura legata al tempo sarà il desiderio di immortalità, il timore di passare invano, la paura di morire, che poi condizionerà tutta la vostra esistenza.
Pensate ora di dire questo al tempo: “ehi anche se non ti raggiungerò mai ti starò sempre attaccato al culo e non ti mollerò”.

Giustamente ora penserete, ecco il prof è impazzito.
Ragazzi quante volte pensate di vivere?
“Una, si nasce e si muore prof”.
Io vi dico che potreste avere tutte le vite che vorreste.
Potreste essere un legionario della Xª, sai che conquiste.
Potreste aver parlato con Giordano Bruno, essere amico di quel genio di Leonardo.

Potreste aver vista insidiata la vostra ragazza dal signorotto ottocentesco, potreste aver brindato con gli impressionisti a Montmartre, conosciuto dal vivo la musica dei grandi compositori.
Potreste aver vissuto mille vite o una sola lunga 2000 anni.
Già sento i vostri pensieri: il prof ha dato giù duro di crack.

La chiave che può parzialmente soddisfare il desiderio di immortalità è lo studio, ma non quello sottolineato o sintetizzato in una “copietta” per il compito, ma quello respirato, ispirato, sospirato.
Aprite il libro e con due grammi di fantasia sentirete le grida, le risate, le musiche, le parole della storia.

Se riuscirete a far questo avrete risposto alla vostra piccola angoscia sul perché siete qui e sul come sarà la vostra vita, ma soprattutto sarete riusciti a dare colore e luce agli occhi vuoti e bui del tempo.
Allora sarete mille note trascritte sullo spartito della vostra esistenza, allora sarete musica

Immagine tratta dal web

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