Non mettete ‘la scuola al centro’ nei vostri programmi elettorali: perdete voti anziché guadagnarli

di Salvatore Salerno

La porcata del “docente esperto”, introdotta dal Ministro Bianchi/Agnelli/Elkann in un decreto urgente, andrà in questo Parlamento, dove quasi nessuno capisce di scuola, a settembre, il decreto scade per l’approvazione l’8 ottobre, può essere emendato con l’unica possibilità di soppressione di quella parte, prima dal Senato e così si fa presto a non parlarne più fino alle elezioni, per il successivo passaggio alla Camera.
Se così non fosse, docenti e Ata si troveranno a mobilitarsi in piena campagna elettorale e in coincidenza con l’inizio dell’anno scolastico, sarebbe sbagliato farlo solo su quello, quindi muovetevi adesso in Parlamento.

C’è un annuncio di emendamento soppressivo di una deputata di articolo Uno, c’è una dichiarazione di una Senatrice del PD che parla di stralcio, in pratica la stessa cosa, ma il dubbio sulla credibilità di questa senatrice, autrice diretta della 107 renziana, restano fino a quando non vedremo nero su bianco l’emendamento soppressivo PD. Aspettiamo che altre forze del centrodestra e il M5S facciano la stessa cosa.
Poi bisogna spazzare via questa incredibile trovata di un Ministro parolaio, dannoso e da pensionare al più presto, parlare di cose serie e più sostanziose come lo stipendio e il contratto, l’intero recupero dell’inflazione, la libertà di insegnamento rifiutando la formazione mirata e speculativa, la dignità sociale e professionale di chi lavora nella scuola, di ruolo o precario, l’uguaglianza delle opportunità costituzionali al nord come al sud o zone depresse e periferiche.
Nessuno, a cominciare dai proponenti di ogni partito o movimento fino agli stessi docenti e Ata che si spenderanno come tali nella campagna elettorale in corso, può vantare credibilità sufficiente con le promesse e le certezze di quello o questo personaggio politico in campagna elettorale.
Non si può fare sciopero senza governo e senza sapere nulla del prossimo, non si può contare su nessuno se, a partire del giorno dopo il 25 settembre, quello sì che diventa credibile, non si affrontano i temi che abbiamo solo accennato e che si trasformano inevitabilmente in azioni concrete sul bilancio dello Stato e sull’interpretazione del PNRR sulla parte scuola.
Non c’è nessuna Europa che chiede nulla, il governo, le forze politiche italiane, il Parlamento, le forze intermedie come i Sindacati, possono e devono prendersi la responsabilità delle scelte.
La compatibilità finanziaria dello Stato certamente interessa l’Europa e i mercati internazionali ma solo su questo aspetto, nessuno può decidere, se non l’Italia, cosa deve fare sulla scuola pubblica, se deve rimanere pubblica e incentivare la destinazione del suo PIL su Istruzione e Ricerca abbassando naturalmente altre voci di spesa, per esempio centinaia di miliardi di euro che i governi hanno elargito alle grandi imprese, prenditori più che imprenditori e via di seguito.
Non ci saranno mai soldi per la scuola e stipendi se vanno da altre parti, quelle parti che con fondazioni private, alti burocrati ministeriali irremovibili, Ministre e Ministri burattini, quelle parti interessate a prendersi la fetta più grande della torta delle risorse finanziarie nazionali e europee, che non a caso intervengono pesantemente nella scuola, Confindustria e derivati per primi, con qualche parlamentare che sta lì solo per questo e ne faremo i nomi il 26 settembre se sarà rieletto o rieletta, altrimenti amen.
Dopo le elezioni queste porcherie di anni e anni devono finire, non vogliamo, non crediamo, che possano finire prima con le solite promesse. Anzi consigliamo di non parlarne in campagna elettorale, nessuno di voi può essere assolto, non parlate di scuola, riservatevi di parlarne dal 26 settembre, è meglio per voi.
Agli elettori, naturalmente non diamo nessuna indicazione di voto, ci mancherebbe. Chiediamo una cosa sola, avere memoria quando andrete a votare pensando alla scuola e non solo alla scuola perché il voto corporativo è sempre una brutta cosa ma, certo, la scuola è al centro, non per loro ma solo per noi.
Ci rivediamo dopo il voto se vogliamo seriamente parlare di scuola pubblica, è meglio per tutti.

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