La povertà di nonna è fatta di centrini sul mobile brutto,
sotto la ceramica sbeccata, la bomboniera, il telefono,
sotto il souvenir australiano, koala e canguri,
sotto Padre Pio e foto di trapassati.
La povertà di nonna è la palla di plastica con dentro Venezia
tra la Madonna fluorescente e Padre Pio senza aureola.
È l’orlo a presine, strofinacci, tovaglie ruvide, tende ingiallite.
È il merletto sul brutto,
il pizzo alla veste grezza del poco.
Il mondo fuori è canguri e neve capovolta
sulla geografia perfetta del centrino.
Quello è ombelico di casa, mandala antico,
circonferenza di filo che, vedi, porta tutti i numeri alla parità.
Oggi il centrino è il mirino di un dolore, di una traiettoria abbandonata.
La spiritualità di nonna è il Padre Figlio Spirito Santo a
Maria gondola e koala.
I ferri delle madri sapevano il dritto e il rovescio
e saper pregare è mettersi a mani giunte sul centrino.
Ora puoi essere meno rosa compassione,
assomigliarti di meno, metterti ad altezza di comò.
Impara l’aritmetica del centrino e la nostalgia da metterci su.
E mentre conti l’uno due tre quattro cinque catenella
comprendi che puoi esserci mentre succede.
Immagine tratta dal web
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