Ottobre sazio di estate

DI MARIAESTER GRAZIANO

Ci sono ottobri ancora sazi di un’Estate sfilacciata, dolente ad andarsene, stanca. Come una donna matura, sfatta da una nottata di bagordi. Delusa da un’euforia non consumata. Sedotta e abbandonata. Non è più bella come all’arrivo.

Ora appare un po’ ridicola, decisamente fuori posto. Dai andiamo, la festa è finita. C’è un sole scialbo, di polistirolo, sciolto in un vapore. Sembra una pasticca di aspirina appena buttata in un dito d’acqua. È il sole di questo ottobre che fatica a prendersi il suo tempo, rallentato da quell’estate ingombrante e prepotente ancora attaccata ai bottoni del suo paletot.

È un Ottobre che sa già di raffreddore, di strattonate d’umore, di schiaffi di gelo impazienti, ormai dietro l’angolo. Ha poco tempo per consumare il suo tempo. Il tempo di fumare poco più di un pacchetto di sigarette forti e la sua testa si farà presto affumicata, si incanutirà alla brina gelida di Novembre e poi alla neve cruda di Dicembre.

Un Ottobre dal carattere buono per consumare le foglie sgualcite sui viali con passi lenti. Più che lenti, rallentati. Come una forza che abbia un attrito, un ingombro d’aria, un ossigeno pesante, una stanchezza di piede che non gli appartiene. Un Ottobre buono come l’odore di umidità in cui rintracci qualche scampolo tiepido di sole primitivo.

Un Ottobre buono come un poco di legna, un fuoco precoce, non urgente, solo per compagnia, per attesa di neve. Un Ottobre buono per farti sentire un fuori tempo che si accorda con gli umori stonati, selvatici, boschivi. Un Ottobre fatto di dolcezze pensate: l’arancio, i frutti di bosco, le castagne. Sono dolcezze sagge, schive, da scoprire, di secondo palato, tardive.

Immagine tratta dal web

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