Padova, i segreti di un quartiere

DI MARINA AGOSTINACCHIO

Per un viaggiatore amante della storia e delle bellezze di una città, approdare a Padova significa immergersi in un cammino sospeso tra una dimensione spirituale, l’arte e l’innovazione.
La Basilica del Santo, le chiese di Santa Sofia e degli gli Eremitani, la Cappella degli Scrovegni con gli affreschi di Giotto, il Duomo con il Battistero, il Prato della Valle, le piazze, il caffè Pedrocchi, i Musei Civici, il Palazzo della Ragione, il Palazzo del Bo e il Gabinetto Anatomico…



©® Copyright foto di Anna Lisa Minutillo

Tutto si snoda fra strade pedonali e lì in mezzo: negozi, tavolini di bar, gelaterie, ristoranti.
Oggi però voglio condurre il lettore per vie secondarie, lontane dal centro e dai dintorni, per raccontare di un quartiere i cui esordi risalgono all’età comunale, un quartiere ricco anche di creatività al femminile che riflette lo spirito dinamico proprio di quel tempo passato.
Ma andiamo per ordine.

Immagine tratta dal web

Dopo l’anno 1000, con la ripresa economica seguita al periodo buio dell’Alto Medioevo, a Padova ci fu un aumento della popolazione. Del resto ciò è quanto accadde in molte città, come anche in altri territori d’Europa.
Padova, per esigenze di spazio, cominciò ad estendersi in borghi, oltre il proprio primo nucleo abitativo centrale. Attorno a ognuno di essi sorgeva di solito, ma non sempre, una piccola chiesa.

La città cresceva, si espandeva in contrade e chiese che si occupavano della vita spirituale della popolazione, e non solo. ”I vescovi, infatti, erano coadiuvati, nella gestione delle funzioni pubbliche, dalle comunità cittadine, composte da individui eterogenei da un punto di vista sociale – mercanti, artigiani,
piccoli proprietari terrieri, giudici, notai –, che, tra le altre cose, partecipavano anche all’elezione del proprio vescovo” (Tra XI e XIII secolo: poteri, economia e sviluppo urbano” Laterza editore)

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Uno dei centri che sorgevano attorno alla città di Padova, era quello di Voltabarozzo, un villaggio costituito da poche case, (casoni, case di mattoni di terra cruda, col tetto di paglia e con il pavimento di terra) e da un territorio molto vasto, caratterizzato da campagna e appezzamenti di terra che giungevano a Pontecorvo. (Fino al 1588 costituito di 600 abitanti, poi nel 1800 diventati circa 2500)
Questo borgo esisteva già, come attestato da un documento antico, nel 1256 ed era sotto la giurisdizione territoriale della chiesa di San Lorenzo che potremmo collocare idealmente vicino alla tomba di Antenore, fondatore di Padova, secondo il mito.

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San Lorenzo era una chiesa antichissima, distrutta cento anni fa circa; dipendeva da un monastero, dotato di chiostro e collocato dov’è ora l’attuale liceo classico Tito Livio.
Ebbene, la chiesa di San Lorenzo rientrava nel novero delle chiese cittadine dentro le mura di Padova.

Ma come potere mettere in comunicazione i villaggi posti oltre il nucleo cittadino alla periferia? E soprattutto, come raggiungere la Chiesa di San Lorenzo, per la messa o per ricevere i sacramenti, da parte degli abitanti di Voltabarozzo prima che questo borgo avesse una chiesa propria? (cioè fino al 1310).

Per raggiungere la città, gli abitanti dovevano percorrere 4/5 km a piedi, attraverso strade polverose d’estate e fangose d’inverno.
Le mura della città antica finivano pressappoco alla zona di Porta Ponte Corvo che però è del 1500.
Dobbiamo, in era comunale, a Baroccio Dal Borgo, un podestà proveniente da Cremona, se nel 1205 iniziarono i lavori di collegamento tra Voltabarozzo e il centro.

Quindi, per consentire il contatto tra questo centro fuori le mura e Padova, Baroccio Dal Borgo fece costruire una strada, (via Facciolati) –tra il 1205 e il 1212 -che, avendo inizio dall’uscita di Ponte Corvo, portava a Voltabarozzo appunto.
Ma per arrivare a Voltabarozzo, vi era anche un’altra possibilità: da via Vecchia, una strada parallela alla via principale di Voltabarozzo, (via Piovese) e la cui prosecuzione è l’attuale Via Crescini.

Un’altra importante informazione su Padova e dintorni, è quella relativa a un Palio.
Infatti, in occasione dei festeggiamenti dell’elezione del primo signore di Padova, Giacomo I da Carrara, si dette avvio appunto a un Palio, una gara competitiva di cavalieri a cavallo che partiva da Voltabarozzo per giungere attraverso il suo rettilineo e via Facciolati, (chiamata anche via del Corso, a ricordo della corsa dei cavalli), a Pontecorvo e proseguire verso il Palazzo della Ragione, cuore della città.

Se percorriamo oggi queste strade, dobbiamo attraversare un canale, Canale Scaricatore, fatto costruire poco dopo la metà del 1800, per fare defluire le acque del fiume Bacchiglione ed evitare così gli allagamenti della città, durante le piene. Sappiamo che prima del 1800 il percorso di collegamento ne era privo.

Percorrendo le strade del mio quartiere, ora sono certamente più consapevole della storia che l’ha attraversato!

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