Quand’ero ragazzo, mi attraevano le lunghe passeggiare solitarie. Ero un garzoncello di campagna allora e mi avventuravo per pomeriggi interi “per fossi e valli”.
Sento ancora oggi nelle narici i profumi e le fragranze pungenti che le varie piante, a seconda della vegetazione che incontravo, spingevano sotto i miei sensi.
Mi affascinava la diversità della vegetazione e il suo intrecciarsi in un ordito inestricabile, mosso soltanto dal tenue venticello o da stormi di uccelli che sfrecciavano fuori repentini, all’unisono, dalla fitta boscaglia.
Mi piaceva seguire i percorsi del fiume e ascoltare lo sciabordio dell’acqua – poche cose al mondo sono più musicali dell’acqua che scivola su una pietra e poi ricade, nel letto di un fiume.
A pensarci ora, dopo che la vita mi ha portato a contatto con persone di ogni tipo, cultura e condizione sociale, quelle passeggiate non erano affatto solitarie.
C’era tutto il mondo dentro di me ed era pure il mondo intero ciò che pulsava in ognuna di quelle foglie, e dentro ciascuna di quelle migliaia di vite che incontravo per strada.
Antonio Martone, Luna che sorge sul fiume, 30×42, olio su carta, collezione privata.
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