Per non dimenticare il patrimonio culturale

DI LUIGI DE CAPOA

 

Dal sito ufficiale dell’Unesco risulta che su un totale di 936 tra siti culturali, ambientali, e misti l’Italia abbia 47 siti riconosciuti, un totale che farebbe possedere al nostro Paese il 5,02% dei siti sul totale.

Ma spesso si dimentica che esiste un patrimonio culturale, meno noto ma non meno importante. Un patrimonio culturale dove il nesso semantico unisce cultura e tradizioni e disegna il carattere fin nelle viscere del nostro territorio. Questo accade a San Marco Argentano, dove grazie all’impegno di privati è stato salvato un altro piccolo pezzo di storia e cultura.

Così sono terminati i lavori di restauro conservativo per la cappella rupestre dedicata a San Giuseppe nella località di San Marco Argentano (CS).

Nel corso del tempo la cappella e gli affreschi conservati all’interno è stata oggetto di diversi interventi, con tecniche e tecnologie differenti, che hanno contribuito a modificare l’aspetto e i colori originali.

L’attuale restauro ha voluto invece restituire quelle caratteristiche cromatiche e di stile proprie della struttura, riportando a vista anche particolari che erano stati ricoperti e cancellati.

Il culto di San Giuseppe

Edificata dalla nobile famiglia Gonzaga, l’edificio era pertinenza della casina di caccia dei feudatari è dedicata al culto di San Giuseppe.

Il Santo viene rappresentato spesso con il giglio in mano, fiore simbolo di purezza ne caratterizza definitivamente la figura. Il culto di San Giuseppe, padre putativo di Gesù e simbolo di umiltà e dedizione, nella Chiesa d’Oriente era praticato già attorno al IV secolo: intorno al VII secolo la Chiesa ortodossa ricordava la sua morte il 20 luglio.

In Occidente il culto ha avuto una marcata risonanza solo attorno all’anno Mille. La Chiesa cattolica ricorda san Giuseppe il 19 marzo con una solennità a lui intitolata; se il 19 marzo ricorre in una domenica di Quaresima, la festa è spostata al giorno seguente; inoltre, negli anni in cui il 19 marzo cade nella Settimana santa, la celebrazione è anticipata al sabato prima della domenica delle Palme (per esempio, nel 2008 la solennità è stata celebrata il 15 marzo).

Al suo interno vengono custodite tele che raffigurano San Francesco di Paola e Sant’Alfonso eseguiti con tutta probabilità dal maestro Gregorio Preti fratello del più famoso Mattia, uno tra i principali esponenti della stagione matura del barocco italiano e, più in particolare, del caravaggismo.

Lo scopo dei lavori era finalizzato sostanzialmente alla rimozione della consistente presenza di polveri e particellato atmosferico depositati sulle superfici dipinte nel corso degli anni. Inoltre si è potuto verificare contestualmente lo stato di conservazione della pellicola pittorica, al fine di evitare l’insorgere e il progredire di eventuali nuove situazioni di degrado.

L’edificio passato agli eredi, ancora oggi è di proprietà privata (famiglia Selvaggi).

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