Quando ad una gita, incontri una vecchia amica

DI ROBERTO BUSEMBAI

L’emozione mi prende davvero tanto, non credevo fino a questo punto, mi pare di essere ritornato a quando da ragazzino si facevano quelle gite scolastiche in cui pareva di andare lontanissimo e poi crescendo ti rendevi conto che ti eri spostato magari di solo 30/40 Km da casa.

Ma era bello già il fatto di andare in giro per il mondo senza genitori che ti assillassero e con tutte i tuoi amici vicini per tutto il giorno. E adesso sono qui alle cinque e mezza di mattina che aspetto, solo, in una ancora lontana alba, tra poche gocce di pioggia che hanno voluto farmi compagnia, il pullman di una gita organizzata che mi porta in una bellissima città umbra dove andrò a visitare oltre il borgo anche un bellissimo museo.

E sono emozionato al solo pensiero di essermi lasciato andare in questa avventura dopo che da anni ormai, mi sono spostato solo per andare a fare la spesa, o girare nel giardino per controllare qualche fiore o pianta, e sono agitato per una paura inconscia che tutto vada bene, ovvero che non abbia a dovermi sentire male, qualche improvviso capogiro, o chissà cosa, mi spaventa il sapermi lontano dal mio nido e non avere intorno le mie sicurezze.

L’aumento di questa angoscia è comunque esagerato dopo la pandemia che ci ha costretti in casa per un bel periodo, e lasciarsi andare è diventato sempre più difficile, soprattutto per noi anziani che abbiamo bisogno di adattarci con l’adeguata calma.

Eccolo, non ho dubbi è proprio quello, anche perchè non c’è altro mezzo in questa notte pre mattino che viaggi, eccolo si ferma e si apre lo sportello… “Buongiorno” ne scende una giovane ragazza con un blocco notes in mano e una penna sull’altra….. “Signor Roberto vero?”
“Certo che sono io, buongiorno!”

“Bene, salga pure io sono Barbara la vostra accompagnatrice…posto 35” e vedo che tira un fregio sul mio nome stampato in quel blocco.
Il pullman era quasi tutto riempito, posti a sedere ne rimanevano pochi, un tiepido saluto tra tutti dovuto anche alla sonnolenza e mi sono seduto al numero che mi era stato indicato.

Ero accanto al finestrino e meno male almeno potevo guardare il panorama mentre viaggiavamo, del resto non conoscevo nessuno dei partecipanti alla gita e non avevo comunque nessuna voglia di iniziare a conoscere o parlare…ma quanto ne godevo di quella situazione, l’essere seduto su quel pullman e sapere di essere trasportato con l’assoluta tranquillità.

Ci sono state altre fermate intorno alla città per far salire altri viaggiatori quando una signora si è seduta accanto a me, ci siamo salutati con il classico buongiorno e …poi ci siamo guardati ben bene.

Entrambi non eravamo sicuri… “Ma sii” esclamai fortissimo… “Sei Teresa?!”
“Roberto!” e ci siamo abbracciati, baciati, guardati…insomma credo che abbiamo dato spettacolo…

L’ultima volta che ci eravamo visti era quando avevamo chiuso con l’Università, e nel lasciarci ci eravamo riproposti di rincontrarci ma la vita purtroppo ci aveva allontanato e dopo alcune telefonate ci eravamo davvero persi di vista.

La vita è come una ruota, tante cose passano e pare che siano ormai senza ritorno, che quando meno te lo aspetti ti ritornano vicine e ne rimani davvero entusiasta.

Quante cose da raccontarci, quante ce ne siamo davvero raccontati per tutto il viaggio e poi per tutta la giornata non abbiamo trovato motivo per distaccarci, abbiamo condiviso insieme il pranzo, ci siamo divertiti come a quei tempi, quando eravamo birbantelli, abbiamo riso, discusso, ognuno con le sue esperienze e con le sue problematiche, le sue malattie, i suoi acciacchi e i suoi perduti amori…e la gita?

Beh la cittadina l’abbiamo visitata di sfuggita, quello che ci ha attirato di più è stato un mercatino dell’antiquariato che si espandeva su una bellissima piazza da dove si poteva oltretutto ammirare un bellissimo panorama sulla valle sottostante, un bellissimo panorama sulle colline umbre e i suoi caratteristici tetti in coccio color sanguigna.

Il museo ce lo siamo davvero gustato anche perchè avevamo la guida che ci spiegava con semplicità e accuratezza ogni tela.
“Non perdiamoci più, Roberto, mi raccomando! E con queste parole, con lo scambio di numero di cellulare e la promessa di un prossimo incontro, ci siamo salutati e la gita è finita al solito posto dove ero salito.

Avevo paura e timori nel fare questo viaggio e invece ora sono ricco interiormente di arte e cultura ma soprattutto di aver ritrovato una carissima amica…” Che giornata fantastica!”

Photo by Errebi (Roberto Busembai)

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