Ricordate Calimero?

DI ROBERTO BUSEMBAI

Non ricordo bene ormai tante cose, mi sfuggono come farina tra le mani e volano al primo soffio di vento, non vedo più nitidamente se non con gli occhiali e a volte pure con quelli non riesco a focalizzare, e sento la stanchezza che va oltre il sopportabile…

non trovo riposo totale, ma in tutto questo continuo a volare, scusate il verbo, a vivere che poi per me è uguale, e in questo misto di memorie apparenti, di visuali evanescenti e di affaticamenti penso ancora che ci sia qualche motivo di speranza in ogni giorno che un Dio ci dona e in questa prospettiva sono sicura che qualcuno un giorno si sveglierà ancora più sicuro e deciso, che non si lascerà trascinare come una massa senza senso e senza voglia, che sentirà ancora il canto del gallo la mattina e il grido dei gabbiani dietro a un peschereccio perché il cibo sarà assicurato.

E’ in questo mio volare che ho visto un personaggio antico ma per me attuale, un personaggio inventato alcuni anni or sono, se non sbaglio intorno ai primi anni sessanta del secolo scorso, un personaggio di cartoni animati che ebbe il suo successo grazie alla pubblicità, ma non quella martellante e senza senso di oggi, quella che ci propinano inequivocabilmente influenzata da subdoli concetti modali, ma quella intellettualmente propensa alla vendita del prodotto , una pubblicità fatta con cognizione e psicologicamente efficace che aveva la sua valenza nell’essere modicamente proposta in un contesto particolare che allora si chiamava Carosello e che non disturbava niente e anzi affascinava per le sue “particolari” scene recitative o abbinate a spettacolari personaggi di cartoni animati.

Ve lo ricordate Calimero? O se non altro ne avete sentito parlare? Ebbene era un piccolo pulcino “nero” nato da una copiosa nidiata ma oltraggiato e deriso, allontanato e mal visto in un pollaio di soli pulcini bianchi e galline e galli bianchi. Disavventure e lotte per farsi accettare, desideroso di far capire a tutti che non era il suo colore ma il suo cuore che dovevano ascoltare, la lotta era delle più dure e tutti gli voltavano la faccia, pure la madre chioccia e i suoi fratellini pulcini lo deridevano e scacciavano.

E quanta storia già vista e sentita dire c’è in questo cartone animato, ma la “fortuna” di questo caratteristico personaggio , e soprattutto della ditta commerciale che rappresentava, era il lavaggio propiziatorio con quel particolare detersivo ( il marchio in proposito) che sapeva renderlo bianco per mezzo delle mani gentili di una graziosa olandesina lavandaia. E l’esclamazione finale di come il prodotto lavava.
E quanti lavaggi ci sono oggi senza bisogno di usare quel determinato prodotto, quanti pur di non accettare, condividere e comprendere, e quanti lavaggi per unificare e uguagliare per la paura della differenza, e se vogliamo, rileggendo e riguardando quello spot, forse era più intelligente il personaggio cartone animato di tanti personaggi umani, perché la frase tipica che lui sempre propinava era:
“ Eh, che maniere! Qui fanno così, perché loro sono grandi e io sono piccolo e nero…è un’ingiustizia però”.
E’ un’ingiustizia però!

E vado avanti anche se il mio è un ritornare indietro non tanto con la mente ma con il deterioramento fisico, perché la vecchiaia è anche questo ma la “fortuna” è di avere vissuto e avere conosciuto e essere forse un poco insegnanti se non altro di un poco di esperienza in più.

Vogliamoci bene sempre e senza condizioni e condizionamenti e perché non prendere un tè insieme!

 

Immagine tratta dal web

 

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